70 anni di NATO, 70 anni di guerre

70 anni di NATO, 70 anni di guerre

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Settanta anni di guerra, terrore e reazione politica. Fuori l’Italia dalla NATO!
Settanta anni fa, il 4 aprile 1949, fu firmato a Washington il Patto Atlantico, istitutivo della NATO.
Questo Patto fu stabilito da una coalizione di 12 paesi imperialisti e capitalisti occidentali, diretti dagli Stati Uniti, come un’organizzazione di accerchiamento militare, di aggressione, di attacco e di guerra contro l’Unione Sovietica e le democrazie popolari.
La NATO fu concepita fin dalla sua formazione, avvenuta sei anni prima della costituzione del Patto di Varsavia, come uno strumento offensivo del campo imperialista, che cercava di ricostruire le sue forze sotto la direzione statunitense, per portare avanti la sua politica aggressiva su tutti i terreni. Questa organizzazione aveva chiaramente un obiettivo principale: la distruzione del socialismo e dell’Unione Sovietica.
La NATO non è mai stata un’organizzazione volta a “preservare la pace e la sicurezza”.
Il governo De Gasperi firmò il Patto Atlantico e il parlamento italiano dopo un tumultuoso dibattito e ampie proteste popolari ratificò questo atto con la legge del 1 agosto 1949. Il Vaticano lo appoggiò esplicitamente.
Da allora il territorio del nostro paese è stato trasformato dagli Stati Uniti e dalla NATO in un sistema integrato di più di cento basi aree, navali, terrestri, sistemi logistici, di comunicazione, centri di ricerca, apparati spionistici. Un micidiale apparato di guerra e di terrore su cui il popolo italiano non può esercitare alcun controllo, essendo completamente nelle mani degli imperialisti yankee.
Gli USA, attraverso la NATO e direttamente, hanno reso il nostro paese una piattaforma di lancio delle aggressioni militari dirette contro altri popoli e paesi oppressi, in Africa, in Medio Oriente, nell’est Europeo, e contro altre potenze imperialiste, come la Russia e la Cina.
Tutto ciò con la perdurante complicità e subalternità della borghesia italiana, che ha visto nella “fedeltà atlantica” il modo per difendere il suo potere e i suoi privilegi di classe.
Le conseguenze della partecipazione italiana alla NATO sono gravissime. L’appartenenza a questo blocco militare ha pesantemente condizionato il quadro politico italiano, impedendo l’avvento di qualsiasi governo espressione autentica degli interessi e delle aspirazioni della classe operaia e delle masse popolari.
La NATO è sempre stata lo strumento di asservimento del nostro paese agli USA, lo strumento con cui sono state sacrificate le esigenze di vita delle masse lavoratrici agli interessi di ristretti gruppi possidenti, contrari a qualsiasi sviluppo della democrazia in Italia.
Da settanta anni il nostro paese è in una condizione di sovranità fortemente limitata, sottoposta a continue ingerenze, interferenze, pressioni e violente reazioni USA. Di volta in volta, è stato utilizzato come paese di frontiera, portaerei, pedina contro altri paesi e popoli, in funzione degli obiettivi strategici e tattici nordamericani.
Nessuna sovranità popolare, nessuna libertà, nessuna politica interna ed estera autonoma è stata possibile con l’adesione al Patto Atlantico. La stessa struttura economica è fortemente condizionata dall’appartenenza alla macchina da guerra yankee che assieme al dollaro, è un pilastro per il mantenimento della declinante egemonia mondiale degli USA.
Esistono protocolli “segreti” al trattato di adesione NATO, mai rivelati al popolo italiano, che impongono determinate servitù al nostro paese.
È arcinoto il ruolo che gli Stati Uniti e la NATO, con la cooperazione dei servizi segreti italiani, hanno svolto con la “strategia della tensione” e la sovversione antipopolare, che hanno causato stragi e omicidi politici. Una strategia diretta a destabilizzare la situazione politica e aprire la strada a governi e leggi reazionarie, per bloccare l’avanzata del movimento operaio e comunista.
Un esempio concreto dell’attività terroristica della NATO è quello della creazione, nella quasi totalità dei paesi membri, di organizzazioni clandestine (tipo Gladio), strutture parallele, depositi di armi, etc., con cui sono stati organizzati piani eversivi, attentati, sabotaggi, assassinii, etc. per impedire lo sviluppo dell’opposizione operaia e popolare.
Con la fine della “guerra fredda” contro l’Urss revisionista, la NATO si è ampliata ad est, per accerchiare la Russia e “contenere” la Cina, trasformandosi in una “organizzazione militare globale” con la più grande spesa militare e I più vasti arsenali atomici.
Questa macchina da guerra a cui partecipano 30 paesi imperialisti e capitalisti, interviene illegalmente “fuori area” in Afghanistan, in Libia, nei Balcani, in Somalia, in Siria, nello Yemen, in America Latina…. e con la sua nuova dottrina militare è pronta ad utilizzare le armi nucleari come “primo colpo”.
Mentre questa alleanza guerrafondaia ridefiniva il suo ruolo, il numero delle basi e delle truppe presenti nel nostro paese non è diminuito, ma aumentato. A Ghedi e ad Aviano continuano ad essere ospitate potenti armi nucleari USA, in via di ammodernamento.
L’Italia è stata così trasformata da paese di frontiera a retrovia strategica della NATO e, con il pretesto della guerra al terrorismo (alimentato dagli USA, come abbiamo visto in Siria e altrove), la società è divenuta sempre più militarizzata e repressiva. Sul piano politico la NATO favorisce la trasformazione reazionaria dello Stato, con l’aumento di potere dell’esecutivo. Il piano della P2, loggia atlantica, prosegue con altri personaggi e mezzi.
Dal punto di vista economico i crescenti costi per il funzionamento della NATO hanno determinate un continuo aumento delle spese militari, a scapito della spesa pubblica per la salute, l’istruzione, le pensioni e altri scopi sociali. Il diktat di Trump sul raddoppio delle spese militari e sugli F-35 è stato prontamente accettato dai governi italiani, compreso quello in carica, contribuendo a peggiorare le condizioni di vita della classe operaia e delle masse popolari.
Da settanta anni, tutti i governi che si sono succeduti in Italia, siano essi di centro destra, di centrosinistra o di tipo populista, sono stati i vassalli della NATO; hanno appoggiato tutti i suoi criminali progetti e operazioni di guerra, in flagrante violazione dell’art. 11 della Costituzione, che proclama il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Oggi leghisti e pentastellati, che si travestono da “sovranisti”, sono i primi a vendere all’asta il nostro paese fra USA, UE e Cina.
Ma se la borghesia e I suoi servi hanno scelto di stare sotto l’ombrello NATO per puntellare gli interessi dei capitalisti e degli strati privilegiati e parassitari della società, l’opposizione operaia e popolare alla NATO non è mai cessata.
Negli anni ’50 dello scorso secolo si sviluppò il movimento dei Partigiani della pace che aveva come scopo il bando delle armi atomiche e il rifiuto della NATO (sei milioni di firme raccolte). Durante gli anni ’60 molte furono le manifestazioni di lotta per la pace e i movimenti antimperialisti. Negli anni ’70 la lotta contro la NATO è coincisa con la protesta e la mobilitazione contro le stragi di Stato. Particolarmente importante fu, negli anni ‘80, la mobilitazione popolare contro l’installazione dei missili USA a Comiso, in Sicilia. Negli anni ‘90 si sviluppò la lotta contro l’aggressione alla Jugoslavia che partì dal nostro paese con l’appoggio del governo diretto dai socialdemocratici.
Negli ultimi decenni vi è stata una continua mobilitazione di organizzazioni sociali, politiche, di movimenti locali: per il ritiro delle truppe da Iraq e l’Afghanistan, contro l’allargamento delle basi nordamericane di Vicenza, di Sigonella, di Camp Darby e di Pisa, contro le servitù militari in Sardegna, contro il sistema di radar MUOS in Sicilia, contro l’aumento delle spese militari. Anche la lotta contro la TAP ha oggettivamente un contenuto antimperialista.
Oggi la NATO non ha la stessa compattezza di ieri. Le tensioni e le contraddizioni interimperialiste, il relativo declino e il crescente unilateralismo nordamericano la indeboliscono, mentre in Europa si sviluppano ampi movimenti contro di essa. Dobbiamo essere coscienti del fatto che quelle stesse contraddizioni, la lotta per una nuova ripartizione del mondo, aggravano i pericoli di nuovi conflitti militari su grande scala, accrescono la proliferazione nucleare, rendono incombenti nuovi crimini contro l’umanità.
Il mondo intero, e con esso il nostro paese, è spinto dall’imperialismo sul piano inclinato della reazione e della guerra di sterminio.
Per questo, a nome di milioni e milioni di operai e lavoratori che vogliono la pace, gridiamo:
No alla politica di guerra, fuori l’Italia dalla NATO, no alle operazioni militari UE e all’ Esercito europeo!
Smantellamento delle basi militari USA/NATO in Italia e in tutto il mondo, dissoluzione della NATO e di tutte le alleanze belliciste imperialiste!
Interdizione assoluta delle armi atomiche e distruzioni di quelle esistenti!
No al riarmo, riduzione drastica delle spese militari e aumento di quelle sociali!
Noi non pagheremo la vostra crisi, noi non pagheremo le vostre guerre!
No alle aggressioni militari e all’intervento straniero negli affari interni di altri popoli!
Via i guerrafondai dal potere!
Ritiro di tutte le truppe inviate all’estero,
Morte al fascismo e all’imperialismo, viva la solidarietà internazionale dei popoli oppressi!
Chiamiamo tutte le realtà rivoluzionarie, antimperialiste, progressiste, gli amanti della pace, a unire le forze e partecipare in massa alle assemblee e alle mobilitazioni contro la NATO che si svolgeranno nei prossimi giorni, così come alle manifestazioni per il 25 Aprile, festa della liberazione dal nazifascismo e del Primo Maggio, estendendo e rafforzando la lotta contro le minacce di guerra, la reazione politica e l’offensiva capitalista, per aprire una prospettiva di rottura rivoluzionaria col moribondo sistema capitalista-imperialista.
Insistiamo sulla necessità di coinvolgere il movimento operaio e sindacale, il movimento delle donne e la gioventù in questo grande fronte contro la guerra, la militarizzazione, per la libertà e il progresso sociale.

Tratto da Scintilla n. 98 – aprile 2019

Fonte: Carlo Cardarelli

L’Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno secondo i dati ufficiali della stessa Nato, cifra in realtà superiore che l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace quantifica in 72 milioni di euro al giorno. 

Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di euro al giorno. 

È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, per un’alleanza la cui strategia non è difensiva, come essa proclama, ma offensiva. 

Già il 7 novembre del 1991, subito dopo la prima guerra del Golfo (cui la NATO aveva partecipato non ufficialmente, ma con sue forze e strutture) il Consiglio Atlantico approvò il Nuovo Concetto Strategico, ribadito ed ufficializzato nel vertice dell’aprile 1999 a Washington, che impegna i paesi membri a condurre operazioni militari in “risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza”,  per ragioni di sicurezza globale, economica, energetica, e migratoria. Da alleanza  che impegna i paesi membri ad assistere anche con la forza armata il paese membro che sia attaccato nell’area nord-atlantica, la Nato viene trasformata in alleanza che prevede l’aggressione militare.  L’appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza dell’Italia agli Stati Uniti, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato sul nostro territorio che ha trasformato il nostro paese in una sorta di portaerei statunitense nel Mediterraneo. 

Particolarmente grave è il fatto che, in alcune di queste basi, vi sono bombe nucleari statunitensi e che anche piloti italiani vengono addestrati al loro uso. L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato.

L’Italia, uscendo dalla Nato e diventando neutrale, riacquisterebbe una parte sostanziale della propria sovranità: sarebbe così in grado di svolgere la funzione di ponte di pace sia verso Sud che verso Est.

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