Ocse: in Italia il maggiore calo dei salari

Ocse: in Italia il maggiore calo dei salari

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OCSE: in Italia il maggiore calo dei salari tra le grandi economie

Italia maglia nera per i salari tra le grandi economie avanzate del pianeta: è la fotografia scattata dall’Ocse, l’organismo internazionale con sede a Parigi, nell’ultimo rapporto sulle Prospettive dell’Occupazione 2023 mentre l’Istat intravede una schiarita sul potere d’acquisto delle famiglie, con un aumento del 3,1% sul primo trimestre grazie al “forte rallentamento della dinamica dei prezzi”.

Nel rapporto presentato, l’Ocse mette in evidenza anzitutto la disoccupazione “mai così bassa” dai primi anni Settanta. “I mercati del lavoro hanno dato prova di una notevole resilienza nell’ultimo anno e restano tonici, malgrado l’elevata inflazione e l’aumento del costo della vita abbiano eroso i redditi reali”, afferma il segretario generale dell’Ocse, Mathias Corman, presentando l’Employment Outlook a Parigi. In Italia, secondo il rapporto, il numero di disoccupati “è sceso al 7,6%, due punti percentuali in meno rispetto a prima del Covid-19, ma ancora notevolmente sopra la media Ocse del 4,8%”. Quanto ai salari, il nostro Paese registra il calo più significativo tra i big globali.

“Alla fine del 2022 – avverte l’Ocse – i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia. La discesa è continuata nel primo trimestre del 2023, con una diminuzione su base annua del 7,5%. Si prevede che torneranno a crescere del 3,7% nel 2023 e del 3,5% nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi al 6,4% nel 2023 e al 3% nel 2024. Un particolare avvertimento viene lanciato all’Italia rispetto ai “significativi ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi (oltre il 50% dei lavoratori italiani è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni)” che – sottolinea l’Ocse – rischiano di “prolungare la perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori”.
Se si considerano tutte le tecnologie di automazione, compresa l’IA, le professioni a più alto rischio di automazione restano, in ogni caso quelle meno qualificate: il 30,1% dei lavoratori in Italia è occupato in professioni a più alto rischio di automazione, rispetto a una media Ocse del 27%.

Fonte: Ansa

Economia Italia