Morti e violazione di diritti: in Qatar il ”Mondiale della vergogna”

Morti e violazione di diritti: in Qatar il ”Mondiale della vergogna”

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Tempo di lettura: 4 min

Secondo The Guardian oltre 6.500 sarebbero le vittime causate dalla costruzione degli Stadi

Di Aaron Pettinari, Antimafiaduemila

Non c’è dubbio. Quello che avrà inizio il prossimo 20 novembre può essere considerato a tutti gli effetti come il “Mondiale della vergogna”.
Il calcio, purtroppo, sembra aver perso da tempo ogni valore. Le violenze perpetrate, gli abusi contro ogni tipo di diritto e i molteplici scandali che hanno adombrato l’imminente competizione hanno acuito questa sensazione. Perché in Qatar, Paese ospitante, sono stati calpestati sistematicamente i diritti dei lavoratori, quelli delle donne e della comunità Lgbtq+. E’ stato distrutto l’ambiente, con intere aree devastate per offrire al Mondo lo “spettacolo” mentre si combattono svariate guerre. Così facendo ogni considerazione di bellezza per questo sport, che conta su milioni di appassionati, risulta impossibile. Perché non ci può essere gioia per un goal segnato, per un successo o per la partecipazione di una Nazionale se tutto questo contribuisce a nascondere sotto il tappeto le indecenze.
A pochi giorni dal fischio d’inizio, come ricordato oggi da Il Fatto Quotidiano, sembra che il mondo si sia risvegliato da una sorta di “trance”. Ed oggi tutti (allenatori e calciatori, ministri e intellettuali) che arrivano a chiedersi come sia stato possibile affidare i Mondiali di calcio, da molti ritenuto il più grande evento sportivo del pianeta, a un “piccolo emirato tutto fuorché democratico”.
Sin dall’assegnazione al Paese arabo si erano sviluppati una serie di sospetti di corruzione, con l’emersione di manovre politiche di altissimo livello e addirittura il coinvolgimento di presidenti e alti dirigenti calcistici coinvolti.
E’ la base del cosiddetto Fifagate. Quell’inchiesta americana vedeva al centro proprio il congresso andato in scena nel dicembre 2010. E’ in quell’occasione che furono assegnati i Mondiali del 2018 e 2022. Da quelle carte, e da indagini interne alla Fifa, è trapelato forte il sospetto di brogli e accordi sottobanco per l’assegnazione della prossima edizione al Qatar.

Alla fine l’indagine non è riuscita a dimostrare l’avvenuta corruzione e tutto si è quasi dissolto in una bolla di sapone. Eppure erano emerse persino email in cui l’ex segretario della Fifa, Jerome Valcke, scriveva testualmente: “Il Qatar si è comprato la coppa”.
Non solo. Vi fu un’analisi di Sport Intelligence in cui si mostra che soltanto due membri del Comitato Fifa sui ventidue che presero parte al voto uscirono indenni da quelle indagini. Da Jack Warner a Chuck Blazer, da Franz Beckenbauer a Michel Platini fino a Sepp Blatter, tutti o quasi sono stati quantomeno coinvolti nelle indagini.
E sono dei dati di fatto che tre di loro si sono dichiarati colpevoli di appropriazione indebita o corruzione, più della metà sono stati radiati dal calcio e quasi la totalità sono stati accusati o indagati per pratiche illeciti o per violazioni del codice etico.
E’ chiaro che dietro a questi mondiali di calcio c’è un fortissimo interesse economico.
Come ricorda Il Fatto “per la manifestazione la Fifa conta di incassare circa 5,5 miliardi di dollari, battendo il record di quattro anni fa in Russia, altra sede piuttosto discutibile”.
Nonostante tutto l’assegnazione al Qatar non è mai stata messa in discussione. Così il Paese arabo ha acquistato per 10 milioni di dollari i servizi dell’Interpol, la forza che dovrebbe indagare a livello internazionale. Ha contribuito con 20 milioni alle attività del sindacato dei lavoratori che vigila sulle condizioni degli operai. Ha finanziato viaggi di parlamentari e influencer. Si dice (in rete girano dei video) abbia persino ingaggiato controfigure di tifosi per riempire le strade di Doha.

 

Lo scandalo contro i lavoratori


Tra i tanti lati oscuri sollevati, fin dalla sua assegnazione, quello più triste riguarda gli impianti di gioco. Gli Stati, infatti, sono stati costruiti da zero o ristrutturati e per realizzarli nei tempi previsti sono state necessarie le braccia, o sarebbe meglio dire le vite, di tantissimi lavoratori.
A sollevare il polverone è stato “The Guardian”, pubblicando un lungo report sui morti nei cantieri, a causa del Mondiale. Parliamo di oltre 6500 persone decedute.
Come raccontato da magzine.it si tratta di una cifra enorme che non coincide con le stime ufficiali che registrano qualche decina di vittime. Il motivo? Presto detto.
“I certificati di morte riportano come causa gli infarti, ma in realtà si tratta di colpi di calore. Si lavora su impalcature con oltre 50 gradi e non vengono fatte autopsie indipendenti”, ha spiegato il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury.
Tra le denunce di Amnesty le condizioni di sfruttamento estremo, salari non versati, turni di lavoro massacranti e diniego del riposo. La comunità internazionale, però, non ha mosso un dito mentre la Fifa si è semplicemente “fidata del comitato che organizza i mondiali”.

Una coalizione di Ong per la difesa dei diritti umani aveva anche lanciato la campagna #PayUpFIFA, per chiedere alla FIFA e al Governo qatariota di risarcire economicamente le famiglie dei lavoratori morti e feriti. In un’intervista, il ministro del lavoro Ali Ben Samikh Al-Marri in un primo momento aveva definito la campagna come una “trovata pubblicitaria” montata per “screditare il Qatar”.
Sulle considerazioni del Guardian ha replicato: “Un giornale parla di 6 mila morti, un altro 10 mila, un terzo 15 mila, come se fosse una gara al rialzo. Queste cifre sono false: dovreste affidarvi a fonti di informazione effettive”.

Poi, ad una settimana dall’inizio dei Mondiali, il ministro ha annunciato l’istituzione di un fondo da 350 milioni di dollari per risarcire le famiglie dei lavoratori rimasti uccisi nella costruzione di stadi, strade e infrastrutture per l’evento.

In vari Paesi stanno scoppiando le polemiche. E’ accaduto che anche i tifosi di calcio in diversi stadi della Norvegia e della Germania (ma qualche striscione c’è stato anche in Italia a Roma, Bologna e Cosenza) hanno protestato mostrando degli striscioni che invitavano a boicottare il mondiale di calcio.
In questi giorni alcuni calciatori hanno preso posizione contro lo sfruttamento dei lavoratori, ma al contempo scenderanno in campo al Mondiale, mostrando un po’ di ipocrisia. “The show must go on”, direbbe qualcuno. Perché tutto è sempre una questione di immagine, di sponsor e quindi di soldi. Mentre i diritti dell’uomo vengono calpestati.

Immagini originali: it.depositphotos.com

 

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