Amazzonia in fiamme, si rischia di perdere il polmone della Terra

Amazzonia in fiamme, si rischia di perdere il polmone della Terra

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Cattive notizie all’orizzonte, il WWF avverte che gli incendi del 2020 potrebbero essere ancora più devastanti di quelli del 2019. E questo significa che l’Amazzonia è in serio rischio di “estinzione”.

Anche se l’attenzione è concentrata sulla pandemia in corso, l’emergenza incendi è tutt’altro che finita, e anzi, l’anno in corso si sta rivelando anche peggiore dei precedenti, come ha dimostrato il nuovo report “Fuochi, foreste e futuro: Una crisi fuori controllo?” realizzato dal WWF, insieme al Boston Consulting Group (BCG).

Nel report si segnala che gli incendi sparsi per il mondo, non solo in Amazzonia, già ad aprile erano aumentati del 13% rispetto al 2019. Sia a causa dei cambiamenti climatici che della deforestazione, causata principalmente dall’espansione dell’agricoltura.

Per quanto riguarda nello specifico la foresta amazzonica, nel 2019 sono andati in fumo 12 milioni di ettari, e negli ultimi 10 anni, ben 300.000 chilometri quadrati, territorio corrispondente all’intera Italia, sono andati persi. Mentre 170.000 km quadrati di foresta primaria, che è la più preziosa anche dal punto di vista della biodiversità, sono stati tagliati, bruciati o degradati.

E nonostante ciò la deforestazione continua a imperversare, addirittura è in aumento nell’Amazzonia brasiliana, dove il numero di allert tra agosto 2019 e luglio 2020 è stato superiore del 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Mentre gli incendi, sempre in quest’area, hanno superato più del 52% la media decennale, e del 24% la media degli ultimi 3 anni. Rispetto al 2019 si è registrato un aumento del 28% del numero di incendi, ovvero 6.803 contro 5.318.

Il mix letale di deforestazione e cambiamenti climatici stanno quindi devastando il polmone verde del Pianeta, che contribuisce a farci sopravvivere sulla terra, raffreddandola, assorbendo i gas serra, immagazzinando carbonio, contrastando la desertificazione, producendo acqua, cibo e medicinali, custodendo preziose comunità indigene che se ne prendono cura e ben il 10% della biodiversità mondiale.

Il cosiddetto “tipping point”, punto di non ritorno, secondo i ricercatori è vicinissimo, potrebbe essere raggiunto entro 10-15 anni. Se altri alberi andranno perduti, le piogge e l’umidità che contribuiscono a tenere in vita la foresta diminuiranno drasticamente, portandola man mano alla definitiva scomparsa, con conseguenze letali per tutto il Pianeta.

Ecco perché il WWF chiede una conferenza internazionale riguardante questa emergenza, non meno grave della pandemia, per mettere in atto al più presto misure in grado di proteggere l’Amazzonia, ma anche altre foreste del mondo, e impedire la deforestazione indiscriminata, coinvolgendo gli stessi governi.

La crisi riguarda tutti noi!

Tratto da: GreenMe

Fonte foto: Repubblica

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