Il boomerang delle sanzioni su Usa ed Europa

Il boomerang delle sanzioni su Usa ed Europa

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La contraddizione esplosiva tra scelte statunitensi sulla guerra e risultati desiderati è sintetizzata involontariamente dalla segretaria del Tesoro statunitense, Janet Yellen.

La quale ha detto che “bisogna fare attenzione” a un completo divieto europeo sulle importazioni del petrolio russo, che “farebbe aumentare i prezzi“.

Ma contemporaneamente “I ricavi da petrolio e gas sono una fonte significativa per la Russia e sarebbe desiderabile ridurre questi ricavi“.

Yellen non è certo una “colomba” in dissenso con il governo Biden, di cui è parte importante. Le due affermazioni sono state sparse in momenti diversi della conferenza stampa che ha tenuto ieri, e quindi non sono risaltate immediatamente agli occhi a stampa mainstream (che comunque li avrebbe chiusi).

Un effetto sia della guerra che delle sanzioni si è già verificato, spiega la stessa Yellen: “Russia e Ucraina rappresentano quasi un terzo delle esportazioni mondiali di grano” e l’escalation “ha interrotto il flusso di cibo per milioni di persone in tutto il mondo, causando un aumento dei prezzi”.

Per la produzione ucraina certamente il blocco è stato causato dalle attività militari (uomini e donne richiamati alle armi, difficoltà enormi per ogni fase di lavorazione e trasporto, terreni e campi minati per cercare di ostacolare l’esercito russo, ecc).

Ma per la parte russa la “colpa” sta solo nelle sanzioni. E infatti quella quota di produzione di cereali – appena arriverà la stagione del raccolto – finirà tranquillamente nei paesi che non aderiscono alle sanzioni Usa/UE e che – soprattutto – regolano le proprie relazioni commerciali con monete nazionali.

Senza passare quindi per l’intermediazione selettiva dello Swift, il sistema informatizza incentrato sul dollaro e controllato ormai militarmente dagli Stati Uniti.

A maggior ragione peserebbe l’embargo sul gas russo, da cui l’Europa – Germania e Italia in testa – dipende per oltre il 40%. Come detto mille volte da tutte le fonti tecniche più serie, quella fornitura non è sostituibile in tempi brevi per molte ragioni: “fisiche”, tecnologiche e commerciali.

La produzione di gas (e petrolio) non è espandibile “a piacere”. C’è bisogno di nuovi giacimenti, nuovi pozzi per l’estrazione, nuovi gasdotti, ecc.

I produttori di gas e petrolio hanno siglato contratti di lungo periodo (decennali ed oltre), perché queste merci energetiche non funzionano come i pacchi pasta al supermercato. Dirottare una parte della produzione verso nuovi clienti ha un costo (pensali da pagare, ecc).

Al di fuori dei gasdotti esistenti verso l’Europa (molti dei quali provenienti proprio dalla Russia) il resto del gas arriva per nave. Una richiesta eccezionale e rapida trova come ostacolo il fatto che le navi gasiere esistenti sono in numero limitato (quelle che erano sufficienti per la domanda esistente “anteguerra”). E per costruirne di nuove servirebbero anni. Così come per i rigassificatori – in Italia soltanto tre – per la trasformazione del metano liquido in prodotto gassoso utilizzabile.

Rinunciare al gas russo, insomma, è per il momento praticamente impossibile per i paesi europei, anche se in misura differente tra loro. E l’esasperazione delle sanzioni contro Mosca, oltre al coinvolgimento diretto nel conflitto (le nuove armi spedite a Kiev vanno “corredate” di un congruo numero di “addestratori”: ossia militari della Nato, il che moltiplica le possibilità di incidenti “fatali”).

E’ tutto qui – sostanzialmente – il boomerang che sta arrivando sui denti dell’Unione Europea (e anche sulle nostre condizioni di vita). E anche per gli Stati Uniti – che pure hanno per ora gas in abbondanza, al contrario degli europei, le conseguenze possono essere pesanti.

Se infatti la produzione europea dovesse crollare per motivi di scarsità energetica, le conseguenze per l’economia globale sarebbero pesantissime. Dunque anche per Washington.

E’ una conseguenza inevitabile della “militarizzazione” dei mercati finanziari e commerciali, usando come clava le sanzioni e il controllo dello Swift (non a caso sono già nate e funzionano altre piattaforme coma la Cips cinese, le valute digitali e le criptomonete).

Nonostante questo, questi criminali imbecilli vanno avanti “fino alla vittoria dell’Ucraina”.

Allacciate le cinture…

Tratto da: Contropiano.org

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