Rifiuti e non solo. Così le mafie si uniscono per colonizzare il nord

Rifiuti e non solo. Così le mafie si uniscono per colonizzare il nord

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Anche a causa della forte crisi pandemica c’è un “rischio concreto” che oltre all’infiltrazione mafiosa si sviluppi una vera e propria “colonizzazione, nel Nord, a opera delle mafie, soprattutto quella calabrese”, attraverso “una convergenza di interessi tra criminalità mafiosa e criminalità economica”.
Non usa mezze parole procuratore aggiunto Alessandra Dolci, che coordina la Dda di Milano, intervenendo ad un recente incontro sul tema degli ecoreati. Proprio il settore della gestione dei rifiuti potrebbe essere un “punto di incontro” nevralgico nel momento in cui le forze di contrasto e le norme sul fronte sono “indecorosamente inadeguate” specie se si considera che “le indagini in tema di traffico illecito di rifiuti sono complesse, richiedono una formazione particolare da parte degli operatori di polizia giudiziaria, ma è difficile riuscire a ampliare il ventaglio delle investigazioni con una forza estremamente limitata”.
“È un momento delicato questo che sta vivendo il nostro Paese, in piena pandemia e crisi economica – ha sottolineato il magistrato -. Si prospettano grossi investimenti in questo settore per cui mi sento di lanciare l’allarme: dobbiamo tutti essere assolutamente attenti e ‘al pezzo'”.
Secondo la Dolci è sempre più evidente “una convergenza di interessi tra appartenenti alla criminalità organizzata calabrese e quella campana. Buona parte dei rifiuti che dal Sud vengono trasferiti nei nostri siti di stoccaggio e trasformazione, provengono dalla Campania e questo rende il fenomeno ancora più pericoloso. Inoltre, in tema di traffico di rifiuti la corruzione è molto significativa”.
La magistrato milanese ha dunque evidenziato alcuni elementi specifici.
“Nell’aprile 2020 la Regione Lombardia ha approvato una determina che consentiva l’aumento dello stoccaggio negli impianti nella misura del 20% per le imprese già in possesso di una autorizzazione alla gestione dei rifiuti in via semplificata, un provvedimento simile a quelli adottati da molte altre regioni. Sono venuta a conoscenza di questa normativa emergenziale dall’attività di indagine in un procedimento per 416bis, e cioè dalla lettura delle intercettazioni ambientali. Questo sta a significare che i miei indagati erano più presenti e ‘al pezzo’, per rendere profittevole questo stato emergenziale”.
Le mafie lo fanno rilevando “aziende in difficoltà in possesso di una regolare autorizzazione alla gestione dei rifiuti. E in questo modo fanno sistema con un certo mondo imprenditoriale”.
Di fronte all’emergenza sarebbe necessaria un’attività di contrasto più forte, ma allo stato attuale vi è una fortissima carenza di personale che al momento viene sopperito con la grande determinazione e forza di volontà delle persone presenti. Ma servirebbe di più.
Sarebbe necessario un “aumento degli organici” (attualmente il Nipaaf di Milano dei carabinieri forestali è composto da 4 unità, quello di Pavia da 3, e il Noe di Milano da 12) perché . “Personale bravissimo, eccezionale, mettono l’anima nelle investigazioni” però è necessario “un aumento degli organici”, ma anche altro.
Altra nota dolente è il profilo sanzionatorio del traffico illecito di rifiuti. “Non è possibile che io debba sentire i miei indagati in odore di 416bis dire ‘diamoci ai rifiuti perché non si rischia nulla rispetto alla droga e si guadagna molto di più’. Non è accettabile” ha ricordato la Dolci.
Così accade che c’è uno squilibrio: “Il fatto che la sanzione sia una pena da uno a sei anni fa sì che in generale non si percepisca esattamente il disvalore sociale di queste condotte. Le indagini in tema di traffico di stupefacenti, con pene draconiane, sono seguite con maggiore attenzione, vi è una diversa sensibilità non solo da parte degli operatori della polizia giudiziaria ma anche in senso lato dal mondo giustizia. Abbiamo richieste di custodia cautelare in tema di traffico di rifiuti pendenti da mesi perché le emergenze sono rappresentate da altri reati”.

Tratto da: Antimafiaduemila

Giustizia