La polizia elvetica: ”Svizzera piattaforma logistica delle mafie italiane”

La polizia elvetica: ”Svizzera piattaforma logistica delle mafie italiane”

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La confederazione elvetica “costituisce una piattaforma logistica ideale per le organizzazioni italiane di stampo mafioso”. A dirlo è l’Ufficio federale elvetico di polizia (Fedpol), secondo cui il problema non riguarda solo le zone di confine come Ticino, Grigioni e Vallese, ma tutto il territorio elvetico. Il numero dei membri attivi in Svizzera non è noto, scriveva Fedpol nel suo ultimo rapporto annuale pubblicato lo scorso aprile. Le autorità sono a conoscenza di un centinaio di individui, per la maggior parte affiliati alla ‘Ndrangheta, ma anche a Cosa Nostra e alla Camorra. Potrebbero però essere molti di più. “Fate attenzione, dopo il denaro dei mafiosi, arriveranno anche loro”: questo avvertimento di Giovanni Falcone, il procuratore ucciso da Cosa Nostra a Capaci (Sicilia) nel 1992, sembra ormai essersi avverato. Secondo stime delle autorità antimafia italiane e di esperti di criminalità organizzata, sarebbero almeno una ventina le cellule mafiose attive nella Confederazione, cui fanno capo circa 400 persone.

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La cifra, confermata lo scorso luglio proprio da Fedpol, potrebbe comunque essere inferiore rispetto ai numeri reali. Tra i casi più discussi, negli ultimi anni, figura la cellula di Frauenfeld, in Turgovia: nel 2016 le indagini della Divisione distrettuale antimafia di Reggio Calabria – nell’operazione “Helvetia” – avevano individuato una cellula della ‘Ndrangheta costituita 40 anni prima nel capoluogo turgoviese, collegata alle cosche calabresi. La scorsa estate – il 21 luglio – aveva invece suscitato clamore la vasta operazione antimafia organizzata dalle autorità svizzere – sulla base di un procedimento penale condotto dal Ministero pubblico della Confederazione – assieme a quelle italiane. Obiettivo: un clan ‘ndranghetistico, con arresti e perquisizioni eseguite nei cantoni Ticino, Argovia, Soletta e Zugo. In Svizzera, una persona è stata arrestata, mentre gli inquirenti hanno messo le mani su armi, munizioni e denaro contante. Secondo Fedpol, le organizzazioni di stampo mafioso in Svizzera, oltre a dedicarsi al traffico di stupefacenti e armi, “si servono della piazza finanziaria elvetica per riciclare denaro e reinvestire i proventi dei reati commessi perlopiù in Italia, nel settore immobiliare, nella ristorazione o in altre attività minori”.
Dal rapporto dell’Ufficio federale di polizia emerge che dal 2018 sono già stati disposti 15 divieti di entrata – che può essere ordinata anche in assenza di una precedente condanna – nei confronti di individui sospettati di appartenere a organizzazioni di stampo mafioso e di rappresentare una minaccia per la sicurezza interna ed esterna della Svizzera. Nel 2019 Fedpol ha inoltre pronunciato due espulsioni. Il divieto di entrata o l’espulsione sono misure di diritto amministrativo e di per sé, secondo Fedpol, “non sono in grado di sradicare le organizzazioni mafiose in Svizzera, ma possono complicare loro la vita e limitarne l’espansione nel territorio svizzero”.

Tratto da: Antimafiaduemila

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