Eolie: avvistato Spike, il capodoglio liberato dalle reti. “Che emozione salvarlo, altri tre lo aspettavano”

Eolie: avvistato Spike, il capodoglio liberato dalle reti. “Che emozione salvarlo, altri tre lo aspettavano”

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Tempo di lettura: 3 min

di GIACOMO TALIGNANI

Il cetaceo era rimasto bloccato nelle nasse. Il racconto di Monica Blasi, la biologa e presidente del Filicudi Wildlife Conservation che si è tuffata per soccorrerlo. “Reti fanstasma, pericolo costante””Ora analizzeremo le foto dei quattro capodogli appena avvistati, forse Spike era lì fra loro: sarebbe una notizia bellissima, vorrebbe dire che sta bene”. Monica Blasi, biologa e presidente del Filicudi Wildlife Conservation, qualche giorno fa è stata la prima a buttarsi in acqua nel tentativo di liberare il giovane capodoglio maschio Spike la cui coda era rimasta intrappolata in una spadara al largo delle Eolie. Insieme alla Guardia Costiera di Lipari e del centro Diving Lipari, Blasi e il suo team hanno salvato il capodoglio di cui, almeno finora, non si avevano più tracce. Ora Monica ha appena finito di scattare foto ad alcuni capodogli che nuotano tra le isole sicialiane.

“Erano quattro – ci spiega al telefono – proprio come quando abbiamo liberato Spike. Ecco perché pensiamo che lì in mezzo ci possa essere anche lui, e che magari stia bene. Ora guarderemo le foto e capiremo” dice.
Quando gli esperti del Filicudi Wildlife Conservation si sono imbattuti nel giovane maschio di capodoglio di circa 11 metri, c’erano infatti “altri tre capodogli poco distanti che lo aspettavano. E’ stato bellissimo: noi lavoravamo per liberarlo e loro aspettavano che lui li raggiungesse”.

Il tuffo per salvare Spike

La scorsa settimana i biologi del Filicudi Wildlife Conservation, partner del progetto Life Delfi, stavano facendo monitoraggio nelle acque delle Eolie quando all’improvviso hanno avvistato il giovane capodoglio che aveva la coda “quasi immobilizzata da una grande massa creata dalla rete spadara attorcigliata” spiega Blasi. Lei stessa, nel tentativo di liberarlo, si è tuffata in acqua “per cercare di tenere alta la coda”. Un primo tentativo in apnea, poi un altro dalla barca, ma il danno è subito apparso più complesso del previsto: “Non potevamo liberarlo senza aiuto: abbiamo chiamato la Guardia Costiera di Lipari e successivamente il Lipari Diving con esperti sommozzatori che ci hanno aiutato, lavorando con piccoli coltellini, a tagliare la rete senza far male all’animale”.  

L’operazione di salvataggio

L’operazione è durata quasi due ore. Il capodoglio intrappolato aveva un respiro con intervalli regolari di un paio di minuti. La rete probabilmente lo aveva trattenuto a lungo sott’acqua senza dargli la possibilità di emergere a prendere aria. “Questi grandi mammiferi devono farlo, hanno i polmoni come noi”. L’esperta spiega che “il capodoglio era docile, calmo, sembrava collaborare – racconta Blasi – e soltanto un paio di volte ha dato piccoli segni di agitazione”. Una volta liberato dalla massa della rete l’animale ha aspettato a lungo continuando a respirare in superficie, poi ha fatto perdere le sue tracce. “Era affaticato e la coda portava i segni della spadara”, dice Blasi.

“Reti fantasma come muri per gli animali marini”

In questo periodo, spiega la presidente del Filicudi Wildlife Conservation, al largo delle Eolie stanno avvistando diversi cetacei: “Potrebbe essere dovuto al fatto che durante il lockdown il traffico marittimo è diminuito. Oggi abbiamo avvistato appunto quattro capodogli e ora dovremo capire se sono il gruppo di qualche giorno fa, Spike compreso. Sarebbe davvero splendido”.

Tra tursiopi e tartarughe marine, questo periodo dell’anno nelle acque siciliane è uno spettacolo, ma resta il terrore per le spadare e le reti fantasma, nasse che uccidono migliaia di animali e che, come nel caso di Spike, sono in grado mettere in pericolo la vita di qualunque organismo marino, dal più piccolo al più grande.  “E’ una maledizione – dice Blasi – perché sono come dei muri, muri illegali che bloccano e uccidono. L’Europa le ha messe al bando le spadare dal 1999. In Italia invece ci sono voluti decreti vari per vietare queste reti per spada e tonno, oggi finalmente del tutto illegali. Il problema è che i pescatori continuano ad usarle”.

Le calano di notte e le riprendono all’alba. Enormi reti in cui a volte vengono ritrovate caretta caretta, delfini, perfino capodogli intrappolati, appunto. “Questa zona purtroppo non è ancora un Area marina protetta e qui, a causa della sovrapesca, ormai c’è poco pesce. Contiamo una comunità di appena 42 tursiopi e senza dichiarare quest’area protetta potremmo perdere anche loro, visto che il pesce scarseggia. Adesso grazie al nuovo progetto europeo Life Delfi speriamo di avere più risorse per portare avanti incontri di dialogo con i pescatori, per far capire l’importanza della conservazione”. 

Il problema è che spesso “se ne infischiano delle multe per l’uso delle spadare. Una multa si aggira sui duemila euro: se riescono a pescare un paio di tonni rossi di almeno 300 chili, si sono già ripagati la multa e ci hanno pure guadagnato. Servono regole più severe per chi usa le spadare o altrimenti altri Spike resteranno intrappolati nelle reti, rischiando la vita”.

Tratto da: La Repubblica

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