Afghanistan: la mamma che rischia la vita per liberare il paese dalle mine

Afghanistan: la mamma che rischia la vita per liberare il paese dalle mine

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Tempo di lettura: 3 min

Afghanistan: la triste piaga delle mine

Di Erika Menvrillo

Il 4 aprile si celebra la Giornata Internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi. Giornata voluta dalle Nazioni Unite per combattere questo flagello che causa ogni anno in tutto il mondo migliaia di vittime; in grandissima parte civili, anche a distanza di tanti anni dalla fine dei conflitti.

E noi oggi vogliamo raccontarvi la storia di quest’insegnante afghana, Fezeh Rezaye; pensando al futuro dei suoi figli, ha deciso di cambiare professione dopo che, nel suo villaggio, l’esplosione di una mina ha ucciso sette bambini appartenenti alla stessa famiglia.

Più di 30 anni di conflitto armato in Afghanistan, caduti nel dimenticatoio, hanno lasciato una triste e pericolosa eredità. Un lascito fatto di mine e di altri materiali esplosivi che ogni mese continuano a mietere circa 120 vittime civili; tra cui, i più colpiti, tanti bambini. Una di queste tragedie si è verificata nel villaggio di Fezeh Rezaye a Bamyan provocando la crudele morte di sette bambini di una famiglia.

mamma afgana

La storia di quest’insegnante afghana, Fezeh Rezaye

Per questo motivo Rezaye, 26 enne, sociologa, mamma di due figli e all’epoca insegnante di alfabetizzazione per le donne delle zone rurali, ha deciso di cambiare professione e unirsi come membro della prima squadra di sminamento femminile del paese.

“Avevo conosciuto diverse persone del mio villaggio che sono state ferite o uccise dalle mine di Bamyan. Anche il nostro padrone di casa ha perso una gamba in un incidente con una mina. Ma è stata la morte di sette bambini, tutti della stessa famiglia nel nostro villaggio, che mi ha davvero colpita. Erano stati insieme in montagna quando sono stati tutti uccisi dall’esplosione di una mina. Ho pensato ai miei figli, che sarebbe potuto succedere a loro”, dice in una dichiarazione sul sito web delle Nazioni Unite.

La maggior parte delle famiglie ha paura di questo lavoro e i genitori lo vedono come pericoloso e rischioso. In alcuni distretti di Bamyan c’è una mentalità molto chiusa e non si apprezza molto che una donna lavori per soldi. Anche la famiglia di Rezaye si è opposta a questo lavoro, ma lei voleva farlo per migliorare il futuro dei suoi figli, per offrire loro l’opportunità di “studiare e godersi la vita”.

Sebbene anche qui ci sia una visione conservatrice, questa zona dell’Afghanistan è più aperta di altre parti del paese. Bamyan è una provincia povera, con un alto tasso di disoccupazione, e lo sminamento è una delle poche opportunità per le donne di guadagnare denaro.

“Sono preoccupata per la sicurezza del mio posto di lavoro perché, una volta sminato tutto, non potrò essere in grado di lavorare in altre province, molte delle quali sono dominate dai talebani”, confessa Rezaye.

©UN Afghanistan/Youtube

“Non solo mine”

Grazie al coraggio e al duro lavoro di sminatori e sminatrici come Fezeh Rezaye, la provincia afghana di Bamyan è stata recentemente dichiarata libera dalle mine. Nel 2019, le donne che compongono la prima squadra di sminamento sono state nominate dall’Arms Control Association per il premio Best Person of the Year, ovvero persona dell’anno, per i loro tenaci sforzi che rendono visibile “l’emancipazione” delle donne nel paese.

“Dimostriamo che le donne possono lavorare sodo quanto gli uomini, siamo uguali a loro”, afferma con orgoglio Rezaye.

In un paese dove i dritti delle donne vengono negati continuamente e sembra normale vivere con la paura di calpestare una mina; Fezeh Rezaye si sforza non solo di sminare i territori, ma anche di eliminare il virus della violenza e della discriminazione contro le donne.

Tratto da: GreenMe

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