I migranti haitiani bastonati e deportati dagli Stati Uniti non fanno notizia

I migranti haitiani bastonati e deportati dagli Stati Uniti non fanno notizia

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Di Fabrizio Verde

Gli Stati Uniti hanno chiuso il confine con il Messico a Del Rio, in Texas, nel tentativo di frenare l’ingresso dei migranti nel sito, dove migliaia di migranti haitiani si sono accampati.

Circa 20 veicoli del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Texas hanno pattugliato il ponte e l’area fluviale in cui migliaia di migranti sono rimasti bloccati per tre settimane e si sono accampati nell’area che collega Ciudad con Del Río.

Poi hanno anche inviato agenti della polizia di frontiera che hanno sorvegliato l’area a cavallo. Proprio questi agenti si sono resi protagonisti di scene inaudite. Migranti inseguiti e presi a bastonate dagli agenti a cavallo. Fosse accaduto in altre parti del mondo come Venezuela, Cina, Iran, Turchia o Russia il trattamento riservato ai migranti haitiani sarebbe l’apertura di tutti i Tg e i giornali.

I liberal nostrani ci costruirebbero intere ountate di trasmissioni televisive. Ma siccome questo avviene nella patria degli autoproclamati difensori dei dritti umani nel mondo, i buoni per antonomasia, sulla vicenda cala un sostanziale silenzio. La repressione dei migranti diventa una delle tante notizie che si perde nel flusso.

Nel frattempo, le autorità statunitensi hanno iniziato a rimpatriare gli haitiani che si trovavano sul posto, come annunciato sabato scorso dal Department of Homeland Security.

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Secondo i dati della Border Patrol, circa 3.300 persone sono state rimosse dal campo di Del Rio.

In totale i migranti sono circa 14.800. Le autorità hanno programmato di deportarli tutti questa settimana.

“Quando siamo andati negli Stati Uniti, ci hanno trattenuti per quattro giorni, quattro giorni senza lavarci i denti, quattro giorni senza lavarci, ci hanno dato solo poco cibo. Guarda quanto siamo sporchi”, ha detto un uomo che è atterrato ieri a Port-au-Prince su uno dei voli con i deportati dagli Stati Uniti.

Nel frattempo, il primo ministro haitiano Ariel Henry si è detto preoccupato per le condizioni del campo e che i cittadini saranno i benvenuti al loro ritorno.

Tuttavia, i migranti temono per la situazione nel loro paese di origine.

“Ad Haiti non c’è sicurezza. Il paese è impantanato in una crisi politica”, ha affermato Fabricio Jean, un haitiano di 38 anni che si è trasferito in Texas con sua moglie e due figlie.

Tratto da: L’Antidiplomatico

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