Un criminale assassino presidente del Kosovo

Un criminale assassino presidente del Kosovo

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Tempo di lettura: 5 min

di Giorgio Bongiovanni
Hashim Thaci processato davanti al Tribunale dell’Aja

Prova ad arrampicarsi sugli specchi per sfuggire alla condanna Hashim Thaci, presidente del Kosovo. In diretta televisiva “il capo mafia” kosovaro ha riassunto quelle che sono state le circa 30 ore di audizioni avute per quattro giorni, da lunedì a giovedì, davanti al Tribunale speciale dell’Aja che indaga sui crimini compiuti dall’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), la guerriglia indipendentista albanese che combattè contro i serbi, e di cui Thaci era uno dei leader. Più volte abbiamo scritto su Hashim Thaci, in passato trafficante di armi e di organi, boss della criminalità organizzata e mercenario di guerra durante il conflitto contro la Serbia. Ora di quei crimini il premier Thaci deve rispondere al Tribunale dell’Aja dove è accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Il premier cerca di difendersi come può per non finire dietro le sbarre. Difende sé stesso e difende, soprattutto, il suo agire di leader dell’Uck nella ‘giusta guerra di liberazione’ di fine anni novanta contro le forze serbe di Slobodan Milosevic. “Ho appreso tutte le loro accuse e ho risposto a tutte le loro domande. Per motivi di carattere etico e per restrizioni legali non posso entrare nei dettagli di tale confronto”, ha detto il presidente, aggiungendo di rispettare pienamente “il processo di chiarimento, fino alla fine, della verità e del mio ruolo” in quella che ha definito, di nuovo, come “la lotta di liberazione per la libertà e l’indipendenza” del Kosovo. “La gloriosa storia della guerra di liberazione e della formazione di un Kosovo indipendente, democratico ed europeo non può essere riscritta da nessuno”, ha affermato Thaci, esaltando la resistenza e la giusta guerra appoggiata da Stati Uniti, Nato e Unione europea per la liberazione del popolo del Kosovo dalla “dittatura fascista di Slobodan Milosevic e dello stato serbo”. Invasori, ha aggiunto, che hanno cercato di sterminare il popolo albanese del Kosovo. Il processo nei suoi confronti, ha osservato il presidente, altro non è che “la continuazione di 21 anni di accuse, calunnie e invenzioni contro l’Esercito di liberazione del Kosovo, e gli sforzi del popolo kosovaro per la libertà”. Alla fine, ha tenuto a sottolineare, si dice convinto che ne uscirà assolutamente pulito e senza alcuna colpa. Thaci si è riferito al tempo stesso alla necessità di un dialogo sia a livello interno fra le varie forze politiche in Kosovo, sia con Belgrado per il “riconoscimento definitivo da parte della Serbia e del mondo intero”. Prima del suo intervento in tv ai cittadini Hashim Thaci ha scritto su Facebook “nessuno può riscrivere la nostra storia”. L’ennesimo goffo tentativo retorico di divincolarsi dalle pesanti accuse che lo accompagnano de lunghi anni.

Background criminale
Indicato dai rapporti dei servizi di mezza Europa – nello specifico di Regno Unito (MI6), Grecia (Eyp), Italia (Sismi) e Germania (Bnd) – come una vera e propria mente criminale, le prime risultanze documentate del background di Hashim Thaci vennero rese note nel 2010. A fine di quell’anno il deputato svizzero Dick Marty dichiarò di essere in possesso di un dossier in grado di dimostrare che, nell’estate del 1999, alla fine del conflitto tra Serbia e Kosovo l’UCK, al tempo agli ordini di Thaçi, aveva sequestrato e imprigionato alcuni serbi e alcuni kosovari-albanesi nel nord dell’Albania per sottoporli “a trattamenti inumani e degradanti, prima di scomparire definitivamente”. In particolare l’esportazione di “organi di alcuni prigionieri in una clinica su territorio albanese, nei pressi di Ushe Kruje, per essere condotti all’estero per trapianti”. Si parla di “470 persone scomparse dopo l’arrivo (in Kosovo) delle truppe (della Nato) Kfor il 12 giugno 1999, 95 delle quali erano albanesi kosovari e 375 non albanesi, principalmente serbi”. Crimini che hanno portato il deputato svizzero a descrivere l’attuale presidente kosovaro come “boss criminale”. Altre risultanze provengono invece da un rapporto di WikiLeaks, il sito di Wistleblower di Julian Assange, del 2005. Si tratta di un rapporto dei servizi tedeschi nel quale Hashim Thaci è indicato come uno dei capi della criminalità organizzata internazionale. Il rapporto afferma inoltre che Thaci sarebbe coinvolto nel traffico di droga, di armi e nella tratta di esseri umani, così come avrebbe ordinato vari omicidi. Non esclude inoltre possibili collegamenti con cellule terroristiche di matrice islamica. Lo studio contiene la struttura della criminalità organizzata del Kosovo i cui leader – secondo il BND – sono Thaci, il suo più stretto collaboratore Dzavit Halit, vicepresidente del Parlamento del Kosovo e membro della commissione per l’integrazione europea; lo sponsor finanziario di Thaçi Ekrem Lluka; Ramush Haradinaj, leader del partito d’opposizione “Alleanza per il futuro del Kosovo” e, come Thaçi e Halit, in passato uno dei capi dell’esercito di liberazione del Kosovo.

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Il magistrato Carla Del Ponte © Imagoeconomica


Sempre secondo il rapporto “il Kosovo è il centro della criminalità organizzata, da lì viene controllato il crimine in tutta Europa. (…) Il Kosovo è diviso in tre zone di influenza: Drenica, Dukadjini e la parte nord-orientale. Sono controllate dagli ex leader dell’UCK, strettamente legati ai politici albanesi che hanno influenza nel sud della Serbia e in Macedonia.
Il gruppo di Drenica è guidato da Thaci e collabora con le organizzazioni criminali in Albania, Macedonia, Bulgaria e Repubblica Ceca. Il gruppo ha istituito un proprio “servizio di sicurezza” e di questioni simili si occupa il SHIK, l’agenzia di intelligence kosovara, istituita nella seconda metà del 1999 a Pristina su iniziativa di Thaci. In realtà i servizi segreti si occupano di spionaggio, intimidazione ed eliminazione delle forze democratiche tramite killer di professione. Nella diaspora albanese ci sono rami ben organizzati del SHIK. Ad esempio la rete in Germania è diretta da un albanese che vive nel Baden-Württemberg”. Si legge inoltre: “Tramite la società “Salbatring” a Pristina, che in parte è di proprietà di Halit, Thaci è legato al riciclaggio di denaro sporco e al contrabbando di carburante e sigarette. Dall’ottobre 2003 Thaci è accusato di traffico di armi e droga attraverso gli albanesi che vivono ad Amburgo.”
In effetti nel luglio del 2003 Thaçi venne arrestato a Budapest dietro mandato dell’Interpol ma subito rilasciato in seguito ad una richiesta della missione ONU in Kosovo (UNMIK). L’ennesima dimostrazione d’impunità di cui ha goduto per lungo tempo Thaci. Incassò infatti la protezione pubblica di Clinton nel 1999 prima del bombardamento del Kosovo e quando, nel 2000, l’ex procuratore internazionale Carla Del Ponte intendeva perseguirlo ricevette l’ordine del segretario di stato americano di quel tempo Madelaine Albright di omettere il nome di Thaci dalla lista dei sospettati. (Michael Choussudovsky, globalresearch.ca)
Per la Del Ponte, la questione è rimasta sempre aperta tanto da dedicare al presidente del Kosovo un intero capitolo del suo libro “La Caccia”, pubblicato nel 2008, nel quale sono ribadite le accuse di partecipazione al traffico internazionale di stupefacenti, armi, essere umani, compreso il terrificante sospetto di traffico di organi umani. Nonostante ciò pare che la comunità internazionale e i vari leader mondiali abbiano dimenticato il passato di Hashim Thaci. Nel 2016, ad esempio, il presidente kosovaro è stato ricevuto in Vaticano da Papa Francesco. Un “passo falso” del Pontefice che più di tutti, alla luce dei crimini compiuti da Thaci, avrebbe dovuto rifiutare la sua visita dando un esempio di integrità morale agli altri leader del mondo, religiosi e non.

Tratto da: Antimafiaduemila

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