Scarpinato: ”La Meloni non mi ha risposto, ma mi preoccupa di più l’omertà di sinistra”

Scarpinato: ”La Meloni non mi ha risposto, ma mi preoccupa di più l’omertà di sinistra”

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Alla presentazione del libro “Chi ha ucciso Pio La Torre?”, il senatore torna sul suo discorso in Senato

Tratto da: Antimafiaduemila

Ci troviamo in una fase difficile per la nostra democrazia. Stiamo attraversando un pezzo di storia che vede insieme un partito come Forza Italia, il cui vertice ha avuto rapporti pluriennali con i mafiosi processualmente accertati e che ha avuto tra i suoi soci fondatori Marcello Dell’Utri (condannato per concorso esterno in associazione mafiosa), che tutt’oggi ha un potere di condizionamento delle strategie politiche siciliane (e non solo, ndr)”. Inoltre, “Forza Italia è alleato con un altro partito, Fratelli d’Italia, che rivendica l’identità ideologica con il neofascismo”.

Così Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, oggi senatore pentastellato, intervenuto a Palermo lo scorso venerdì 28 ottobre durante la presentazione del libro “Chi ha ucciso Pio La Torre?” scritto dal giornalista Paolo Mondani e dall’avv. Armando Sorrentino. In quell’occasione, oltre ad aver spiegato come Pio La Torre fosse stato “il primo a capire le connessioni tra la mafia e la destra eversiva, con i circoli massonici e con i servizi americani” individuando così “il sistema criminale integrato” del tempo, è tornato poi alla ribalta su quanto avvenuto in Senato durante il dibattito sulla fiducia al neonato Governo di centrodestra capeggiato dal premier Giorgia Meloni.

Quando ho chiesto alla Meloni come coniugasse il giuramento di fedeltà alla Costituzione con il fatto nel suo pantheon di riferimento ci fosse Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo e uno degli strateghi della strategia della tensione, e come mai definisse Gianadelio Maletti un uomo di Stato, nonostante la condanna in via definitiva per favoreggiamento degli autori della strage di Piazza Fontana, lei non mi ha risposto – ha detto Scarpinato –. Se si eleggono come figure di riferimento onorarie questi soggetti, protagonisti del neofascismo, è chiaro che c’è una continuità ideologica assolutamente conseguente ad altre iniziative. Ad esempio, la proposta di abolire la ‘Legge Mancino’, che punisce con la reclusione chi incita a ricostruire il partito fascista, e la definizione del reato di tortura come un’‘infamia’ che impedisce alle forze di polizia di lavorare”.

In quel silenzio al Senato, però, “non mi ha inquietato la reazione della destra, bensì il silenzio della sinistra – ha continuato l’ex magistrato -.

Non si può pensare che sia chiusa quella stagione (segnata dalla strategia della tensione caratterizzata da stragi e delitti eccellenti, ndr) fino a quando non sapremo chi sono stati i mandanti delle stragi. E non si può pensare che ci sia stata una riconciliazione perché Ignazio La Russa (presidente del Senato, ndr) ha portato i fiori a Liliana Segre”. “Dopo aver sollevato un problema così grave speravo che gli intellettuali italiani cominciassero a parlarne – ha aggiunto –. E invece no, e la cosa mi angoscia”.

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Scarpinato ha poi definito quella italiana come “una democrazia incompiuta che vive di rimozione e che si avvia velocemente verso una Repubblica presidenziale, che chiaramente diventa il coronamento del sogno che ha sempre animato le forze più conservatrici di questo Paese e che crea veramente un grosso pericolo”.

 

In un Paese fragile come questo, con un conflitto di interessi enorme, dove c’è un vertice politico, Silvio Berlusconi, proprietario di media televisivi, dove tutti i media sono in mano ai più grandi gruppi editoriali, cosa ci vuole ad organizzare una campagna di stampa che porta alla presidenza della Repubblica il tuo candidato?”, ha continuato. Si tratta di “una strategia di concentrazione del potere che sostanzialmente vuole dare una veste istituzionale ad un processo di oligarchizzazione che già è in campo da tanto tempo”.

 

Scarpinato, da ex magistrato di grande profilo, ha anche sottolineato come si stia inesorabilmente demolendo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura “con una serie di norme che l’hanno progressivamente soppressa”. Un processo che rischia di giungere a compimento “con un ministro della giustizia come Carlo Nordio, il cui modello è quello per cui i pubblici ministeri non devono iniziare le indagini” lasciandole così “alla polizia che dipende dal Governo”.

Se avessimo avuto la magistratura come la immagina il neoministro della giustizia, non avremmo mai avuto Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ha spiegato l’ex procuratore generale di Palermo –. Perché la nascita della nuova antimafia si ha quando Falcone e Borsellino inaugurano una stagione, dove invece di aspettare i rapporti delle forze di polizia, prendono la direzione delle indagini, danno l’impulso e per questo vengono chiamati ‘giudici sceriffi’. Stiamo tornando indietro in modo preoccupante”. Ma la cosa che più preoccupa il senatore Scarpinato “è che l’avvento del fascismo non avvenne grazie alla violenza dei fascisti, bensì grazie alla debolezza di quella parte della società italiana che avrebbe potuto impedire l’avvento del fascismo ma stette a guardare. Quello che mi preoccupa oggi è la mancanza di reattività del più importante partito della sinistra”. “Voi potete capire benissimo – ha detto rivolgendosi alla sala del San Paolo Palace di Palermo gremita di persone – quanto io mi sia sentito solo e sgomento nel fatto che non solo non venivo applaudito, ma che non c’è stato e non c’è nessun seguito a quello che ho detto. Io questo lo trovo incredibile e lo trovo un segno del gravissimo stato in cui è precipitata la nostra democrazia”.

Foto © Deb Photo

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