Siamo alla fase finale

Siamo alla fase finale

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Siamo alla fine di un processo iniziato nei primi anni Settanta, con la crisi di profittabilità capitalistica (Agnelli disse: “profitti zero”) derivante dal rifiuto del comando sul lavoro di una generazione gloriosa.

Ci si rifugiò in Borsa, molti abbandonarono le loro aziende per tuffarsi a Piazza Affari. Intervenne il Governo, già alle prese con il conflitto di classe, che inondò di soldi aziende private per salvarle, dissanguando quelle casse pubbliche su cui Cossiga, anni dopo, disse che alla fine degli anni Sessanta c’erano talmente entrate pubbliche che non sapevano come spenderle.

Per fronteggiare il conflitto di classe, i governi di allora giocarono anche la carta del salario sociale (sanità, alloggi popolari, welfare, diritto allo studio), ma nulla poterono contro i parassiti della finanza.

Si arrivò al redde rationem nel 1992, fu smantellato tutto: Iri, salario sociale, diritti, flessibilizzazione del lavoro tutto in nome dei vampiri della carta finanziaria. I parametri di Maastricht concedevano loro tutto l’agio per la speculazione senza limiti.

Ora siamo nel 2002, c’è il caos, la gente si arrangia per motivi sanitari, come in guerra, c’è speculazione dei prezzi.

I vampiri toglieranno le ultime risorse di quel che fu la classe medio-piccola, nel mentre i salariati saranno costretti al comando sul lavoro e agli straordinari per pagare bollette e benzina.

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Triste epilogo di una parabola. La mia generazione non vide in tempo l’arrivo della tempesta, rincoglionita da mode e media. Si ballava sul Titanic restando inebriati da Maria de Filippi.

C’erano “no global”, “popolo viola”, “girotondini” a votare Prodi e gli altri Berlusconi. Una commedia degli equivoci andata avanti per 30 anni.

Gli italiani facevano la fila al bancomat nel 2002 festeggiando l’euro, il loro assassino. Ci fu una minoranza sparuta, pochi davvero, come me, che avvertì in tempo il pericolo. Lasciati soli, come novelle Cassandre, eliminati dalla platea sociale, derisi per il nostro passato.

Ora è lo sfascio, contemplato dai trionfi di oggi sulla produzione industriale. Piazza Affari va a nuovi record, Wall Street è siderale, carta finanziaria sotto cui vengono immola interi popoli.

La generazione dell’autunno caldo fece la Storia. La mia generazione andrà presto nell’oblio, come scarto della Storia.

Se scrivo è perché voglio analizzare questo processo iniziato nei primi anni Settanta. Non so come andrà a finire, i presupposti sono tutti tragici. Né si vede un’organizzazione all’altezza, in giro.

Sperando nelle nuove generazioni, che prendano il testimone non dalla mia, ma da quella passata, la storia dei vinti da millenni.

Per riscattarsi, per riscattarli.

Tratto da: Piano contro mercato, Contropiano.org

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