Nino Di Matteo: ”Con la riforma intercettazioni si rischia di compromettere l’efficacia delle indagini”

Nino Di Matteo: ”Con la riforma intercettazioni si rischia di compromettere l’efficacia delle indagini”

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di Giorgio Bongiovanni
La riforma delle intercettazioni “nel pur condivisibile intento di evitare la pubblicazione di dati sensibili, rischia di compromettere l’efficacia delle indagini, l’esigenza della conservazione della prova legittimamente acquisita e, in alcuni passaggi, il pieno ed effettivo esplicarsi del diritto di difesa di indagati e imputati”. E’ quanto ha detto il consigliere togato del Csm indipendente, Nino Di Matteoribadendo la netta posizione, come già espresso nel plenum dello scorso 13 febbraio, in qualità di correlatore (relatore il togato Giuseppe Marra) del parere critico sul dl intercettazioni, votato dal plenum a maggioranza, con 3 astensioni. Durante il plenum Di Matteo aveva sottolineato che la riforma ha ”un obiettivo condivisibile certamente, ma perseguito in maniera talmente intensa e pervasiva da rischiare di compromettere altre esigenze e principi fondamentali. L’obiettivo – ha chiarito – è quello di evitare che vengano rese pubbliche conversazioni riportanti espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dati personali definiti sensibili dalla legge. In certi casi, con riferimento ad alcune delle previsioni normative, oggetto della riforma, sembra che per conseguire quell’obiettivo vengano sacrificate esigenze connesse, da una parte all’efficacia dell’indagine, dall’altra alla conservazione della prova pur acquisita legittimamente e perfino al concreto e pieno esercizio del diritto di difesa di indagini e imputati“.
Anche il consigliere togato di Area, Giuseppe Cascini, ha espresso un giudizio negativo sulla riforma delle intercettazioni: “Si tratta di una riforma insufficiente che, come spesso accade, scarica sul sistema giudiziario responsabilità improprie, senza dotare gli uffici degli strumenti necessari, cosicché al prossimo, inevitabile, episodio potrà sempre darsi la colpa ai magistrati”. “Ciò di cui il sistema processuale avrebbe urgente bisogno – ha concluso Cascini – è l’introduzione nel processo penale di un vero e proprio ‘statuto della privacy’ che preveda, nel contraddittorio delle parti, lo stralcio e la custodia in un archivio riservato di tutti i dati, comunque acquisiti, che attengano alla riservatezza delle persone e non siano rilevanti per il procedimento“.

Tratto da: Antimafiaduemila

Italia