Caso Regeni. Schiaffo dalla procura egiziana: no a processo, è immotivato

Caso Regeni. Schiaffo dalla procura egiziana: no a processo, è immotivato

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La procura del Cairo ha riferito che non avvierà un procedimento penale per l’omicidio, il rapimento e la tortura di Giulio Regeni, trovato morto nel 2016 lungo la Desert Road che collega Il Cairo ad Alessandria, perché “non esiste una base per la presentazione di un processo” e i responsabili restano ignoti. Uno schiaffo alla procura di Roma, che ha accusato del crimine quattro agenti dei servizi di sicurezza egiziani, e a quanti chiedono da ormai cinque anni giustizia e verità per il ragazzo brutalmente assassinato. In un comunicato, la procura del Cairo ha respinto le accuse rivolte agli 007, ha definito “sospetto” il comportamento di Regeni e ha affermato che il crimine è stato commesso per danneggiare le relazioni tra l’Italia e l’Egitto, che nel periodo precedente al ritrovamento del cadavere del ricercatore stavano facendo buoni progressi. La procura ha escluso tutte le accuse verso gli agenti, definendole “il risultato di deduzioni errate che non sono in linea con la ragione o gli standard internazionali di indagine penale”, e ha accusato i pm di Roma di non aver collaborato nelle indagini. Secondo Il Cairo i sospetti avanzati dalle autorità italiane “non sono supportati da prove”. Per il procuratore generale Hamada Al Sawi i sospetti sono nati perché gli 007 hanno messo sotto esame Regeni dopo che i movimenti del ragazzo, non in linea con “la natura della ricerca che stava conducendo, erano stati segnalati”.

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Successivamente, secondo il Cairo, il comportamento del ricercatore è stato valutato come non dannoso per la sicurezza generale e, quindi, il controllo si è interrotto. Ma qualcuno, approfittando delle circostanze, avrebbe ucciso Regeni, lasciando volontariamente il suo corpo vicino a edifici affiliati alla polizia egiziana, mettendo in atto una messinscena e attirando l’attenzione sulle forze di sicurezza proprio mentre era in corso nel Paese una visita di una delegazione d’affari italiana. “Il crimine è stato commesso per rovinare le relazioni in crescita tra Egitto e Italia” ed “è stato utilizzato anche da alcuni media noti per alimentare la crisi”, scrive la procura, che sottolinea poi che l’incidente ha altri aspetti che finora non sono stati svelati. La Farnesina ha definito “inaccettabili” le dichiarazioni della procura generale egiziana e ha ribadito di avere “piena fiducia nell’operato della magistratura italiana“. Il ministero degli Esteri continuerà “ad agire in tutte le Sedi, inclusa l’Unione europea, affinché la verità possa finalmente emergere“. “Ancora una volta l’Egitto dimostra di non voler collaborare per fare luce sulla morte di Giulio Regeni. L’ennesima provocazione, inaccettabile, arriva oggi“, ha commentato il presidente della Camera, Roberto Fico, “le motivazioni per cui la procura egiziana non è intenzionata ad aprire un processo sul sequestro, la tortura e l’uccisione del nostro ricercatore sono vergognose”.

Tratto da: Antimafiaduemila

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