Meloni ha parlato del Mes, l’altra sera a Porta a Porta, e ha speso sette argomenti. Vediamoli.
Di Musso, nicolaporro.it/atlanticoquotidiano, tratto da: ComeDonChisciotte.org
Primo argomento
“L’Italia non accede finché conto qualcosa”. Dichiarazione che, da sola, già significa che la maggioranza meloniana ratificherà il Nuovo Trattato. Ha aggiunto che, tale impegno a non accedere, “lo posso firmare col sangue”. Non ha specificato il sangue di chi: il nostro, immaginiamo, non il suo.
Lo stesso sangue col quale, due anni fa, ella aveva scritto del Nuovo Trattato come, citiamo: un “atto di alto tradimento”.
Spiace per la Signora ma, già oggi, il Mes è l’unico strumento che Leuropa offre all’Italia, in caso di ulteriori guai. Il che è pacifico per tutti: da Charles Michel, al direttore finanziario del Mes Janse, al di lui capo Gramegna. E, con la ratifica, esso diverrà disponibile solo secondo il Nuovo Trattato.
Secondo argomento
“La ratifica della riforma del Mes non è un grande tema, ne discuterà il Parlamento”. Dichiarazione poi fatta propria dal commissario italiano, il piddinissimo Paolo Gentiloni: “non c’è motivo di grande discussione sul Mes … penso che ratificare lo statuto modificato stia nelle cose”.
Tradotto, ammettere la possibilità che il Btp venga ristrutturato … non è un gran tema. La crisi bancaria che ne deriverebbe, da affrontarsi con le leggi sul bailin (di massa) … non è un gran tema. Introdurre clausole che facilitano tale ristrutturazione … non è un gran tema. Accompagnarlo con un esorbitante potere di vigilanza sulla sostenibilità del Btp, avulso dalla richiesta di credito … non è un gran tema. Attribuire tali poteri ad un fondo estero … non è un gran tema.
Basti leggere Carlo Cottarelli, un fervente amico del Mes per il quale tutto ciò è bene in quanto “se una ristrutturazione [del debito, ndr] è necessaria, almeno sia rapida”. Detto da chi sa benissimo che il debito italiano “è, per due terzi, nelle mani degli stessi italiani: una sua ristrutturazione causerebbe, quindi, una perdita per famiglie, imprese e banche del nostro Paese”.
Lo stesso Janse cerca di distrarre l’attenzione, sostenendo che parte di tali nuove clausole vessatorie (le single limb CACs) non riguardino direttamente il Mes in quanto istituzione. Come se l’impegno alla loro introduzione non fosse contenuto nel Nuovo Trattato. Come se egli stesse parlando a dei deficienti.
Spiace per la Signora, ma non esiste tema più grande. È l’iceberg. E l’incapacità sua di comprenderlo, fa di lei il capitano del Titanic.
Terzo argomento
“Se siamo gli unici che non approvano la riforma blocchiamo gli altri”. Ma non ha specificato chi siano codesti altri, che attendono solo noi per ristrutturare il proprio debito pubblico.
Dichiarazione che, da sola, avrebbe provocato un incendio, se ella avesse goduto di qualsivoglia credibilità. Ma, appunto, nessun incendio ha provocato.
Basti scorrere le citate interviste a Janse e Gramegna, i quali vengono sollecitati, circa l’uso del Mes, esclusivamente con riguardo all’Italia. Spiace per la Signora ma, con la ratifica, l’unica nave in rotta verso l’iceberg è il Paese che lei così inconsapevolmente governa.
Quarto argomento
“Prima, però, voglio provare a fare un altro ragionamento: che si approvi la riforma o no, il Mes non è stato mai utilizzato da nessuno. Per due ragioni, perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato”.
Spiace per la Signora, ma il Nuovo Trattato peggiora radicalmente tale stato di cose. Con particolare riferimento al punto cruciale: la ristrutturazione del Btp … che ella manifestamente ignora.
Quinto argomento
“La domanda che voglio fare … è ‘possiamo rendere utile questo strumento’?”. Ma non ha detto per chi.
Spiace per la Signora ma, alla Germania, il Mes del Nuovo Trattato è utilissimo: subordina l’impiego dei soldi di tutti, anche italiani, alle condizioni sanguinose che pretende il Bundestag. Nel frattempo tenendoli investiti in titoli ad alto rating, cioè tedeschi.
Sesto argomento
“Farne un fondo utile per qualcuno, con minori condizionalità, priorità diverse. Una cosa che non rischi di metterti un cappio al collo”.
Cioè, nel momento stesso in cui ratifica il Nuovo Trattato, Meloni ne chiede uno nuovissimo. Uno spettacolare esempio di illogicità manifesta. Spiace per la Signora, ma accettare prima condizioni in peius è, di tutti, il modo peggiore per negoziare poi condizioni in melius.
Settimo argomento
“Il direttore del Mes ha detto che sono aperti alla posizione dell’Italia, vorrei parlare con lui”.
Spiace per la Signora, ma le verrà risposto che chi ratifica accetta. Che, se non le andava bene, poteva pensarci prima. Chi, insieme, firma un contratto capestro e ne chiede uno diverso, si incapretta. E fa pure la figura del babbeo.
Il pifferaio magico
Due parole sul quando: quando l’Italia di Meloni, che avrà ratificato il Nuovo Trattato, procederà ad accedere al Mes?
Il più presto possibile, dice Ignazio Angeloni. Un altissimo funzionario, la cui sopraffina intelligenza è eguagliata solo dal disprezzo per gli italiani: livello Tommaso Padoa-Schioppa.
Novello pifferaio magico, egli suggerisce di ratificare e, subito dopo, accedere alla linea di credito precauzionale (PCCL): delle due linee di credito del Mes agli Stati, quella meno caina. Che, secondo lui, “apre la strada all’Outright Monetary Transaction della Bce: il cosiddetto bazooka anti-spread varato da Mario Draghi nel 2012. Strumento più solido del Transmission Protection Instrument introdotto dalla presidente della Bce Lagarde a luglio”.
Putroppissimo, il Nuovo Trattato impone condizioni in peius talmente impossibili, da rendere tale prima linea di credito inaccessibile all’Italia. Né v’è la speranza di modificarle, se non con un chimerico consenso unanime dei Paesi membri.
Perciò, se mai Roma chiederà accesso alla PCCL, per tutta risposta riceverà l’invito ad accedere alla seconda linea di credito del Mes: quella rafforzata (ECCL), alla quale abbiamo fatto riferimento sinora, cum ristrutturazione del Btp.
Spiace per la Signora ma, se sarà così sciocca da cadere nel tranello del pifferaio magico, calando le braghe in cambio della promessa di qualche vantaggio … solo si troverà senza braghe.
Il timer
Pure se non cadesse nel tranello, lo stesso l’Italia di Meloni, che avrà ratificato il Nuovo Trattato, si troverà di fronte ad ulteriori guai che, solo un poco più tardi, la costringeranno lo stesso ad accedere.
Lo ha spiegato il nominato Gramegna, incalzato da un buon giornalista della Welt: fino a ieri “Bce ha supportato l’economia con una politica monetaria espansiva” e, oggi, “l’alta inflazione automaticamente diminuisce il peso del debito”.
Ma domani? Prosegue Gramegna: “avremo un nuovo potente strumento, quando il Nuovo Trattato Mes sarà stato ratificato”. Lo strumento della ristrutturazione del Btp con conseguente bailin di massa, appunto.
Tradotto, il punto di rottura sarà quando l’inflazione scenderà. Perché è vero che più inflazione fa bene al debito pubblico, mandando i tassi reali alle stalle. Ma meno inflazione, unita a tassi nominali in salita, manda i tassi reali alle stelle. Quel giorno salterà la baracca e, alla Signora, resterà solo il Mes.
Sicché, l’economia italiana dovrà subire, … oltre alla recessione e a tassi reali positivi … oltre alle consuete clausole fiscali di natura greca (che sono già nell’esistente Vecchio Trattato Mes) … pure la ristrutturazione del debito pubblico con conseguente bailin di massa (che sta solo nel Nuovo Trattato MES).
Quel giorno non è manco tanto lontano, peraltro. Vista la discesa, in corso, del prezzo di molte materie prime, innescata dalla recessione. E vista la decisione di Bce di non limitarsi ad annunciare i criteri di riduzione degli stock di Btp, bensì che comincerà effettivamente a vendere.
Quel giorno, ella manco potrà lamentarsi, visto che il Nuovo Trattato lo avrà fatto ratificare lei. Spiace per la Signora ma, quel giorno, la sua carriera politica verrà travolta e la sua maggioranza ridotta a meno del Pasok.
La sottomissione
Insomma, Meloni ha parlato del Mes ed ha dimostrato di averci capito niente. La strategiah che ha in mente è la sottomissione, buona solo ad attirare il disprezzo dei vincitori.
Come il capitano del Titanic, che non vedeva gli iceberg, ella porta al massacro il proprio equipaggio e chi le è stato affidato. Solo resta da capire se, al contrario di Draghi, la Signora avrà almeno la dignità di affondare con la nave.
Di Musso, nicolaporro.it/atlanticoquotidiano
24.12.2022