L’ombra di “terze parti” negli scontri in Iraq

L’ombra di “terze parti” negli scontri in Iraq

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In Iraq la situazione è sempre più confusa: continuano le manifestazioni che coinvolgono sia Baghdad che, soprattutto, le zone meridionali ed a maggioranza sciita del paese, allo stesso tempo a livello politico si sta assistendo ad un vero e proprio stallo. Difficile in un contesto del genere, capire quale direzione il paese prenderà nei prossimi mesi, mentre intanto le piazze continuano ad essere invase da manifestanti e l’economia appare sempre più bloccata. Ad aggiungere ulteriore confusione sono le parole del ministro della difesa, Najah al Shammariil quale ha parlato di “parti terze” che stanno fomentando le proteste.

Le dichiarazioni ufficiali del ministro della difesa

Sono due le comunicazioni fatte da Al Shammari nelle ultime ore. La prima, la più pesante, è stata affidata alla sua pagina social. L’attacco nei confronti di non meglio precisate parti terze, è apparso tanto duro quanto però poco dettagliato: “Ci sono persone che stanno attaccando i manifestanti – si legge dal profilo del ministro – Senza che le autorità ne avessero contezza. Sono persone estranee sia ai dimostranti che alle forze di sicurezza”. Come prova, il ministro ha fatto riferimento alle cause della morte di molti manifestanti: “Le autopsie hanno svelato che le cause del decesso sono da rintracciare nell’uso di gas lacrimogeni non in dotazione alle nostre forze di sicurezza”.

Poche ore dopo, l’altra comunicazione è arrivata invece tramite una nota ufficiale del ministero della difesa iracheno: “Gruppi armati hanno usato gas lacrimogeni sia contro i manifestanti che contro le forze dell’ordine – si legge nella nota – Il governo non ha mai autorizzato l’uso letale di gas lacrimogeni”. L’accusa è quindi molto importante: ufficialmente il governo di Baghdad sta adesso sostenendo che a fomentare la tensione siano altre persone, entità terze che attaccano manifestanti e forze di sicurezza. Se queste terze persone siano poi irachene o straniere non è stato specificato, così come nelle gravi accuse in realtà a mancare sono altri dettagli non secondari.

Il gioco delle parti in Iraq

Con queste dichiarazioni il ministero della difesa ha voluto smarcarsi dalla repressione operata contro i manifestanti a partire da ottobre, da quando cioè le piazze irachene hanno iniziato ad essere teatro di importanti proteste. Una repressione che è già costata la vita a decine di persone e che ha suscitato, specialmente nelle ultime settimane, ulteriore indignazione tra i cittadini. Ma per adesso in Iraq è molto difficile dire quale sia la verità. Il paese, come detto, è paralizzato ed in questo contesto i principali attori politici sembrano più che altro voler recitare parti predefinite per mostrarsi, a seconda dei rispettivi obiettivi politici, vicino o lontani dai manifestanti. Con queste dichiarazioni ad esempio, il governo ha in qualche modo voluto prendere le distanze dalle repressioni. Inoltre, da Baghdad si sta avvalorando l’idea di influenze esterne soprattutto quelle relative alle milizie sciite che hanno lottato contro l’Isis, vicine a Teheran.

Di influenze esterne ha parlato anche un altro protagonista della vita politica irachena, ossia Hadi al Ameri. Quest’ultimo è leader del blocco Fatah, seconda forza sciita in parlamento e braccio politico proprio delle milizie anti Isis. L’influenza esterna di cui ha parlato Al Ameri è però di altro genere: il suo è un dito puntato contro Israele e Stati Uniti, i quali soffierebbero sulle proteste e sul malcontento della gente per far destabilizzare il paese. Non è dello stesso avviso Moqtad Al Sadr, anch’egli leader sciita ma di un’altra formazione, ossia la coalizione Sairoon, prima forza in parlamento. Al Sadr, che ha avuto la maggioranza relativa grazie proprio alle denunce di corruzione e che più volte ha parlato di un azzeramento dell’attuale classe politica, sta ancora recitando la parte di leader “populista“. Non solo da parte sua è arrivata una difesa senza sé e senza ma dei manifestanti, ma più volte ha chiesto le dimissioni del premier Al Mahdi e nuove elezioni. Posizioni diverse, punti di vista diversi ma soprattutto parti recitate per fini ed obiettivi diversi. Difficile immaginare, in tempi brevi, uno sblocco della situazione.

Mauro Indelicato

InsideOver

Fonte foto: Ansa

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