Le vette da scalare di “re Bibi” Netanyahu tra emergenza sanitaria, processo e ricerca di alleati

Le vette da scalare di “re Bibi” Netanyahu tra emergenza sanitaria, processo e ricerca di alleati

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di Karim El Sadi

Non è un buon periodo per Benjamin Netanyahu. Dopo la vittoria alle elezioni del 2 marzo contro il rivale del partito “Blue e Bianco”, Benny Gantz, il presidente ad interim di Israele si è subito dato da fare alla ricerca di una maggioranza per potere andare a governo. Ma dinanzi a sé ha trovato solo ripide vette da scalare. La prima è quella politica. Nonostante i 37 seggi aggiudicatisi con il voto, al suo partito Likud servono alleati per raggiungere i 60+1 seggi dei 120 della Knesset (il parlamento israeliano), necessari per poter guidare il Paese per la quarta volta (è il presidente più longevo di Israele). Ma pochi sembrano voler stringere accordi con lui, come d’altronde è successo nelle due passate tornate elettorali. La seconda vetta da scalare è quella della crisi sanitaria in cui riversa Israele, dovuta all’emergenza Coronavirus. Nel Paese i contagi, che al momento ammontano intorno alla settantina, salgono di ora in ora e Bibi è dovuto intervenire con alcune misure drastiche nei giorni scorsi. Come la negazione degli accessi ai voli provenienti da alcuni Paesi (tra cui l’Italia), la chiusura del valico tra la Cisgiordania e Israele e l’isolamento della città Santa di Betlemme. Con tutto ciò che ne consegue sul piano economico. La terza ed ultima vetta, invece, è quella giudiziaria. Netanyahu a fine novembre scorso è stato incriminato dal procuratore generale israeliano Avichai Mendelblit con tre capi di imputazione per corruzione, frode e abuso d’ufficio. Stabilendo anche qui un record: è il primo presidente israeliano in carica ad essere portato a giudizio. Ciononostante, nelle scorse settimane tramite i suoi avvocati Bibi ha tentato di far spostare di 45 giorni il processo a suo carico perché ritiene di non aver ricevuto dalla procura tutto il materiale necessario.
Ieri però il Tribunale di Gerusalemme gli ha chiuso la porta in faccia respingendo la sua richiesta. Il processo comincerà, così come previsto, il 17 marzo. Data in cui, tra l’altro, il presidente Reuven Rivlin, dovrà affidare l’incarico per formare il nuovo governo a seguito delle consultazioni con i partiti eletti alla Knesset previste per domenica prossima 15 marzo. Come ne uscirà “re Bibi” da questo mese nero?

Tratto da: Antimafiaduemila

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