La vicenda Silvia Romano

La vicenda Silvia Romano

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Buonasera cari lettori. Da giorni stiamo leggendo commenti sulla vicenda Romano che rasentano l’assurdità e rappresentano una mentalità priva di morale che sta accompagnando la lenta decadenza della società italiana.
Commenti razzisti che vengono utilizzati contro una persona che ha subito traumi dei quali nessuno di noi mai potrebbe rendersi conto. Ma questo non basta perché fin quando non ci si trova nella stessa situazione, non si può minimamente immaginare cosa significhi aver paura della propria incolumità: non c’è stato secondo, minuto o ora che non abbiamo scossa questa volontaria dopo il suo sequestro.
La fase successiva è però ancora più scioccante: essere liberati, tornare nella propria patria ed essere etichettata come ingrata e terrorista non è sicuramente la miglior ricetta per mettersi alle spalle un trauma che questa ragazza probabilmente non riuscirà mai ad arginare.
Così come rasenta i limiti del ridicolo la vicenda dei presunti 4 milioni di euro che sono stati utilizzati per il riscatto della giovane, in quanto le pochissime informazioni che abbiamo attualmente a disposizione non ci permettono di trarre nessuna conclusione a riguardo, nemmeno si sa se stia stato pagato un riscatto stando alle informazioni che noi abbiamo.
Questo aspetto fa ancor più ridere se pensiamo a quante armi sono state prodotte in Italia negli ultimi anni nei vari stabilimenti di Domusnovas (Sardegna) ed altri e che sono state vendute alla Saudita causando decine di migliaia di morti civili (tra cui migliaia di donne e bambini). Nonostante anche le diverse risoluzioni dell’ONU in relazione ai crimini compiuti in Yemen i Sauditi naturalmente non vengono categorizzati dall’italiano medio come terroristi, anche per una questione di necessità (molti italiani hanno trovato un posto fisso nelle aziende produttrici di armi). Della serie chi più ne ha più ne metta, e se lo si fa per mangiare chiaramente non si può sputare nel piatto in cui si mangia e allora la vita di alcuni improvvisamente vale più di quella di altri.
Però i nostri parlamentari e i nostri giornalisti, che per anni hanno omesso di parlare della nave saudita Bahri Yanbu che caricava e scaricava armi in alcuni porti italiani, si sono sentiti in dovere di fare la morale contro una persona che ha semplicemente messo in pratica un diritto costituzionalmente garantito quale quello alla professione della fede religiosa. Oggi la parola Islam è stata presa di mira da una parte dell’opinione pubblica come sinonimo di terrorismo, dimenticando che quello che abbiamo vissuto noi per due mesi in occidente, in alcuni paesi come l’Iraq, l’Afghanistan e la Siria (ed altri) la maggior parte della popolazione lo vive da circa un decennio. E non torneranno alla normalità tra qualche settimana perché molte scuole, ospedali e tante altre attività produttive (bar, cinema, ristoranti, alberghi, strade, case) sono state rase al suolo e completamente distrutte dalle nostre bombe. Bombe provenienti dai paesi occidentali democratici e cristiani. Non abbiamo capito niente di quello che Cristo disse 2000 anni fa.

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Fonte foto: Ansa

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