Torlizzi: “siamo in un’economia di guerra”

Torlizzi: “siamo in un’economia di guerra”

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Mi fa molta tenerezza chi pensa veramente che l’attuale crisi energetica possa essere risolta disaccoppiando l’energia prodotta da fossile da quella prodotta da rinnovabile. È certamente un passo dovuto per ragioni di equità, ma non muta il quadro di fondo. (Si veda l’articolo: Le bollette da capogiro di Castegnato (Brescia): “Prigionieri del teleriscaldamento”)

Poi, per carità, siamo in campagna elettorale e quindi pochi vogliono prendersi la responsabilità di parlare chiaro alla popolazione (ammesso che si abbia compreso la gravità della situazione in cui ci troviamo). Quello che va compreso il prima possibile è che ci troviamo in una condizione di economia di guerra che manterrà i prezzi dell’energia e delle materie prime elevati per anni.
Ed è proprio per questo motivo che da questa crisi energetica se ne potrà un giorno uscire solo attraverso politiche monetarie restrittive (tassi interesse devono salire per attrarre capitali finanziari) accompagnate, però, da politiche fiscali che incentivino quei pochi capitali disponibili (scordatevi di alzare le tasse, i ricchi non lo faranno mai mentre i poveri non hanno più un soldo) in investimenti in capacità produttiva in quei settori come agricoltura, difesa, energia e industria.
Il cosiddetto modello neoliberale/mercantilista è fallito. Se così non fosse, basterebbe una serie di inasprimenti del costo del denaro per sgonfiare inflazione e ripartire, come in passato. Ma questo non accade quando hai inflazione fuori controllo per questioni geopolitiche (scordatevi la distensione con Mosca). Serve, insomma, un nuovo modello che tenga conto del contesto storico.
Alcuni leader lo hanno già capito e preparano psicologicamente la popolazione. Dopo Macron, è stato il turno del ministro degli Esteri di Singapore. Lo scenario illustrato è simile a quello antecedente alla Prima Guerra mondiale.

Di Gianclaudio Torlizzi

Fonte foto: rebelion

Economia Europa