I danni collaterali del “superdollaro”

I danni collaterali del “superdollaro”

Spread the love
Tempo di lettura: < 1 min

Assolutamente da leggere l’editoriale di Guido Salerno Aletta su Teleborsa.

a) Maggiori costi per chi ha debiti in dollari.
Se il dollaro è una moneta globale, e ci sono contratti di finanziamento in dollari dappertutto in giro per il mondo, ne consegue che questa decisione ha effetti globali: tutti coloro che si sono indebitati in dollari a tassi variabili e tutti coloro che d’ora in avanti vorranno indebitarsi in dollari dovranno accollarsi un maggior costo di finanziamento.
b) Gli alti tassi di interessi americani spostano i capitali sul dollaro, e così Euro e Yen si svalutano.
c) Con il rafforzamento del dollaro fatto a spese di Euro e Yen, gli Usa esportano inflazione.
Per economie di trasformazione come quelle europee, in particolare di Germania, Francia ed Italia, e come quella del Giappone, la svalutazione dell’euro e dello yen rispetto al dollaro comporta un corrispondente aumento dei costi delle importazioni per tutte le materie prime e le merci che sui mercati internazionali sono quotate in dollari. Mentre una impresa americana continua ad importare in dollari, e dunque senza variazioni di costo perché adopera la sua stessa valuta, una impresa dell’eurozona o giapponese che deve comprare merce sempre in dollari, per acquisirli deve versare un maggior numero di euro o di yen sopportando il costo aggiuntivo che corrisponde alla svalutazione che è intervenuta nel tasso di cambio.
Questo differenziale dei prezzi delle importazioni a danno delle imprese europee e giapponesi comporta un maggior costo che si scarica prima sui prezzi delle produzioni e poi quelli al consumo: la decisione della Fed ha esportato inflazione in Europa ed in Giappone.

Tratto da: Giubbe Rosse

Fonte foto: IlSole24

Il dollaro divora l’euro

 

Cronaca Economia