Dopo la riforma ‘Ammazza-Processi’, Cartabia vuole scarcerare il 30% dei detenuti

Dopo la riforma ‘Ammazza-Processi’, Cartabia vuole scarcerare il 30% dei detenuti

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Rischio di importare ulteriore criminalità dall’estero

Il 30 percento dei detenuti, cioè chi ha una condanna sotto i 4 anni, potrebbe lasciare il carcere. Al posto delle patrie galere ci sarà la semilibertà, la detenzione domiciliare, il lavoro di pubblica utilità e la pena pecuniaria. È questo il quadro della ‘neo – riforma carceraria’ illustrato dalla ministra Marta Cartabia, rispondendo al question time in un’interrogazione sul sovraffollamento carcerario di Lucia Annibali, capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera di Italia Viva. Dopo l’apertura delle celle agli ergastolani mafiosi tramite l’abolizione dell’ergastolo ostativo, la nomina di Carlo Ranoldi al Dap e la riforma ‘Ammazza – Processi’, ecco che l’attuale Guardasigilli torna alla carica con un nuovo provvedimento in nome del “fine rieducativo della pena” e dell’obiettivo del “reinserimento sociale”, con il rischio di importare ulteriore criminalità dall’estero e incentivare quella già presente nel Paese. Questa ‘riforma’, il cui testo potrebbe essere pronto entro fine luglio, sta venendo attualmente preparata da 6 gruppi ministeriali, ed è basata sulle deleghe ricevute dal Parlamento per alcuni punti della riforma del processo penale, approvata nell’autunno scorso.
In seguito il Consiglio dei Ministri, le commissioni Giustizia di Camera e Senato dovranno dare il loro parere, entro il 19 dicembre.

Inoltre, come riportato su il ‘Fatto Quotidiano’ in un articolo a firma di Antonella Mascali, la ministra ha auspicato che i calcoli sulla libertà anticipata siano fatti in maniera più elastica, con la scusa della pandemia: “In effetti in questi due anni il carcere è stato più duro e afflittivo” ha detto Cartabia.
Il ministro, sempre durante il question time, ha detto che “i decreti legislativi sono in fase di elaborazione e saranno perfezionati a breve e portati in Consiglio dei ministri”.
C’è un problema: il Parlamento non ha la minima idea del contenuto dei testi. È ormai prassi che, come in altre occasioni, non si consultino le Camere, dando comunicazione dei lavori in corso all’ultimo minuto.
Le pene sostitutive al carcere, riporta il ‘Fatto’ fino ad ora potevano essere applicate a chi aveva ricevuto una pena entro il limite dei due anni. Limite poi allargato a quattro. Infatti nella riforma approvata dal Parlamento, in merito alla “revisione del sistema sanzionatorio”, si legge: “Rivedere la disciplina delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, da individuare nella semilibertà, nella detenzione domiciliare, nel lavoro di pubblica utilità, nella pena pecuniaria, ampliandone l’ambito di applicazione. Le nuove pene sostitutive, irrogabili entro il limite di 4 anni di pena inflitta, saranno direttamente applicate dal giudice della cognizione, sgravando in tal modo il carico dei giudici di esecuzione”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it, Antimafiaduemila

Foto © Imagoeconomica

Giustizia Politica