World Economic Forum Gennaio 2021: Vladimir Putin, un discorso lungimirante sui problemi del mondo

World Economic Forum Gennaio 2021: Vladimir Putin, un discorso lungimirante sui problemi del mondo

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Tempo di lettura: 16 min

Di Sonia Simone e PG Caria

Anche quest’anno ha avuto luogo il World Economic Forum, sebbene non nella suggestiva cornice di Davos, ma in una platea virtuale nei giorni dal 25 al 29 Gennaio 2021. I più influenti leader della politica, della finanza e dell’industria mondiale, si sono ritrovati, per discutere, definire ed implementare, le strategie per dirigere le sorti della globalizzazione nei rapporti fra stati e mercati, ospiti virtuali dell’ingegnere e professore di economia politica all’Università di Ginevra Klaus Schwab, fondatore e attuale direttore esecutivo del World Economic Forum, detto anche “Forum di Davos”.
Quest’anno la kermesse è stata incentrata sulla tematica del Covid-19 e la necessità di ricostruire la fiducia nell’ottica della cooperazione.
L’incipit del forum si è fondato sulla evidenza del fatto che la pandemia ha mostrato le fragilità delle istituzioni e degli individui, ponendo pertanto una complessa sfida economica, ambientale, sociale e tecnologica da affrontare nel prossimo futuro in una ottica di multilateralismo e cooperazione fra Stati.
Gli ospiti sono stati tanti e provenienti da ogni angolo del Pianeta e da ogni settore: dal Presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, passando per gli europeissimi Angela Merkel, Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen, niente di meno che il CEO della Pfizer Albert Bourla, il dottor Anthony Fauci e moltissime altre personalità politiche mondiali e dirigenti di blasonate aziende.
L’Italia quasi grande assente: Conte non ha partecipato perché era impegnato con la nostrana crisi di governo; ma ha partecipato il Ministro per l’Innovazione tecnologica Paola Pisano, peraltro proprio il WEF, ha inserito il ministro nella lista delle 50 persone più influenti del pianeta, che hanno rivoluzionato il modo di governare un paese rendendolo più agile, per le innovazioni e i progressi tecnologici apportati. Tra le novità introdotte dalla Pisano, vale la pena di citare la Piattaforma Digitale Nazionale Dati, attraverso la quale le singole amministrazioni possono comunicare e condividere dati in modo gratuito, facile e aperto. Ma il merito di tale materia non è oggetto di analisi in questa sede!

La discussione è stata piuttosto piatta, nessuno ha mancato di analizzare che la pandemia ha creato il collasso delle economie da oriente ad occidente, mostrando come, il sistema capitalistico, sia ormai strumento inadeguato per la ripresa delle economie e ad essere ancora il modello del futuro. È stato anche sottolineato come la pandemia abbia evidenziato le disuguaglianze sociali ed economiche, creando ancor più divario sociale.
Colpisce che nelle analisi prospettate dai leader europei, da un lato emerga con nettezza che il capitalismo, quale sistema di sviluppo sia ormai superato ed abbia mostrato, proprio con la pandemia, tutte le sue debolezze, dall’altro lascia attoniti la totale mancanza di analisi delle cause di tale inadeguatezza. Infatti si rimarca sempre la necessità di prevedere strumenti finanziari utili alla ripresa delle economie in una ottica di collaborazione tra gli stati, ma manca totalmente l’analisi del rapporto uomo/cittadino e uomo/mercato in una ottica etica. In sostanza, che senso ha discutere di finanza, mercati, sviluppo tecnologico e massimi sistemi se non si prende in considerazione l’ipotesi di costruire un modello nel quale il fulcro sia l’uomo? È pensabile un modello economico avulso dall’uomo? O addirittura nel quale l’uomo non abbia una qualche funzione?
Insomma paiono vecchie ricette di ciambelle senza buco, concluderebbe una saggia nonna!

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Degno di nota è stato l’intervento del Presidente Vladimir Putin che a sorpresa, dopo 12 anni di assenza dal forum, presenzia con un intervento che come al suo solito, lascia elementi di riflessione concreti. Un intervento caratterizzato dalla analisi di fatti storici, di problemi concreti che attanagliano l’uomo, sia esso russo, americano o italiano.Parole che provengono da un leader che conosce le problematiche concrete dei suoi cittadini ma che sa anche riconoscere ed individuare le cause di malcontento sociale nazionale ed internazionale, non soffermandosi ciecamente sulle problematiche finanziarie e sulle percentuali debito/Pil che pur hanno un posto nelle sue lucide analisi.
Neppure mancano le analisi sulla situazione geopolitica internazionale; non nasconde le annose questioni con gli Stati Uniti e i difficili rapporti con Washington, non però manca il richiamo al buon senso nella gestione dei rapporti tra stati per assicurare maggiore stabilità ed evitare di commettere, nuovamente, i catastrofici errori del passato che sono stati causa di tragiche ecatombe nelle guerre che hanno insanguinato e insanguinano ancora il pianeta.

Partendo dall’assunto che la crescita non può scaturire solo dall’aumento del debito e non è conseguenza solo di aspetti strettamente economico-finanziari, Putin analizza le criticità della attuale situazione internazionale ed attraverso un dettagliato esame della problematica, propone una soluzione per stabilizzare le nazioni e i rapporti tra essi. In sintesi, Egli elenca una serie di fattori da prendere in analisi per comprendere lo stato attuale: colmare il divario tra economia virtuale e reale per arginare la perdita di lavoro umano dal quale scaturisce l’insoddisfazione, la divisione e la disuguaglianza sociale; contenere l’espansione dei colossi tecnologici come Google, Facebook, Twitter, che sono divenuti concorrenti degli Stati ed esercitano limitazioni del diritto naturale dell’uomo di esprimere liberamente la propria opinione, di decidere liberamente cosa leggere o guardare; (Ghiotta l’occasione per accennare agli eventi accaduti negli Usa, in occasione delle ultime elezioni presidenziali!).
Putin rimarca la necessità, per ogni Stato, di affrontare e risolvere le problematiche interne accumulate, invece di concentrarsi su un capro espiatorio esterno, al quale attribuire le colpe e quindi di conseguenza acuire le tensioni nei rapporti tra le nazioni.

La ricetta è di partire dal riequilibrio della situazione interna – ed assicura che in Russia stanno lavorando in questo senso – per avere rapporti di cooperazione solidi e positivi tra gli Stati. Colpisce che protagonisti del discorso del Presidente della Russia, paese accusato di politiche oppressive che hanno scatenato pesantissime sanzioni internazionali, siano i diritti degli uomini, i più elementari, naturali ed indispensabili diritti degli uomini: lavoro, trasporti, servizi sanitari, reddito certo e costante, formazione, pensione, garanzia delle possibilità per ciascuna persona eliminando le disuguaglianze.

Insomma, Vladimir Putin propone agli Stati di lavorare per creare una situazione confortevole in cui la persona possa esprimersi, godere della sua libertà ed essere tutelata nella sua dignità. Una volta raggiunta la stabilità interna, si potrà lavorare insieme per ridurre le differenze di sviluppo tra i vari paesi ed eliminare o contenere le contraddizioni.
Non può non essere di spunto e d’esempio, l’importante lavoro di collaborazione Russia-Turchia- Iran per sostenere la Siria; fa notare il Presidente che i soggetti coinvolti sono diversi per storia per cultura, ma la collaborazione e la coordinazione deve andare al di là di queste differenze.
È doveroso stabilizzare i rapporti tra gli Stati ed aiutare i paesi che hanno subito conflitti a rinascere. Ma non manca anche di sottolineare l’urgenza di una politica di sviluppo che tenga in massima considerazione la salvaguardia del pianeta, dei sui equilibri naturali, di attuare serie politiche per abbattere lo sfruttamento indiscriminato, il degrado dei sistemi biologici e l’inquinamento.

Auspica insomma collaborazione a livello globale sul cambiamento del clima e riscaldamento del pianeta, aumento dei rifiuti, inquinamento degli oceani con la plastica, il tutto in un’ottica di sviluppo dell’economia sostenibile e rispettosa della natura. Non poteva mancare, ovviamente, l’invito a portare avanti globalmente e in modo collaborativo, lo studio sul Covid-19 per la sua eliminazione.
Nell’ottica complessiva del discorso è di rilievo anche l’invito di maggiore collaborazione rivolto ai paesi europei.
Insomma colpisce, che proprio il Presidente Vladimir Putin, tacciato di essere un despota, analizzi le problematiche globali attuali e proponga soluzioni reali per il futuro, semplicemente mettendo al centro l’uomo con le sue necessità e le sue difficoltà e rintracci le soluzioni semplicemente nella tutela dei diritti naturali dell’essere umano.

Ancora una volta è doveroso ed intellettualmente onesto riconoscere al Presidente Putin una capacità di analisi ed una levatura morale totalmente assente nelle parole dei leader europei, che sono avviluppati in discorsi vuoti, banali e pomposi, conditi solo di demagogia, che certo non servirà per dare una prospettiva ad una umanità ormai al collasso.

A seguire il testo completo dell’intervento del Presidente Vladimir Putin al WEF di Davos del 25-29 Gennaio 2021.

KLAUS Schwab:

La Russia è un’importante potenza globale con una lunga tradizione di partecipazione al World Economic Forum.

In questo momento unico della storia umana nel quale al mondo viene data l’opportunità di passare da un’epoca di confronto, ad un’epoca di cooperazione, la possibilità di ascoltare la sua voce, la voce del Presidente della Federazione russa, è essenziale, soprattutto in questi
tempi caratterizzati da controversie, divergenze e proteste, al fine di aprire un dialogo utile
ad affrontare le nostre sfide comuni piuttosto che continuare nell’isolazionismo e nella polarizzazione.
Ieri il suo scambio telefonico con il Presidente Biden e l’accordo sulla proroga del trattato sulle armi nucleari. Credo sia un segnale molto promettente in questa direzione.

Kobe 2019, Sig. Presidente, ha mostrato la nostra vulnerabilità globale e interconnessione, come qualsiasi altro paese: essendo anche la Russia minacciata in questo senso, le vostre prospettive di sviluppo economico e di cooperazione internazionale sono ovviamente di interesse per tutti noi.
Signor Presidente, siamo ansiosi di sentire dalla sua prospettiva, e da quella russa, come vede l’evoluzione di questo terzo decennio del XXI° secolo, e cosa dovrebbe essere fatto per garantire pace e prosperità al livello globale.
Signor Presidente, il mondo aspetta di conoscere il suo pensiero in merito.

VLADIMIR Putin:

Cari colleghi, egregio Mr. Schwab ho visitato Davos molte volte per assistere agli incontri organizzati da lei già a partire dagli anni ’90. Ci siamo incontrati per la prima volta nel 1992 e più volte durante il mio lavoro a San Pietroburgo ho visitato questo importantissimo Forum.
Vorrei ringraziarla oggi per l’opportunità che mi si offre di comunicare la mia opinione alla comunità internazionale. Signori e signore vorrei salutarvi tutti.
Prima di tutto vorrei sottolineare come quest’anno, nonostante la pandemia e nonostante tutte le restrizioni, i lavori continuano on line e viene data la possibilità ai partecipanti di scambiarsi opinioni a compensazione delle limitazioni delle interazioni dirette tra i leader dei vari Stati e dei rappresentanti della comunità, in modo che si possano discutere tutte le problematiche di questo periodo.
Adesso abbiamo davanti a noi molte difficoltà che richiedono risposte; questo è il primo decennio del XXI secolo che propone cambiamenti profondi che investono il nostro pianeta, ed è difficile non notare le importanti trasformazioni dell’economia globale negli ambiti della vita sociale e della tecnologia. La Pandemia da Coronavirus è stata una sfida ardua per tutta la comunità, per l’umanità intera, e ha provocato l’accelerazione di quei cambiamenti che era necessario compiere. Questa pandemia ha sottolineato anche le problematiche tra le persone con il rischio di aumento delle tensioni all’interno della società umana. Questo fatto non ha precedenti nella storia ma vorrei paragonare quanto stiamo vivendo con gli anni trenta del secolo scorso, qualcuno potrà essere d’accordo, qualcuno no, ma come parametro di pericolo a mio avviso si può fare questa analogia.

Abbiamo visto dei precedenti nello sviluppo economico e nella la stratificazione sociale, sia a livello globale che nei singoli paesi. Oggi la società è fortemente polarizzata, aumenta la tendenza al populismo e al radicalismo, i processi interni alla politica si intensificano e questo non migliora la stabilità dei rapporti internazionali. Si indeboliscono dunque le istituzioni internazionali e si indebolisce il sistema della sicurezza globale.
Ho parlato ieri con il Presidente degli Stati Uniti in merito alla proroga dell’accordo sugli armamenti nucleari, certamente un passo nella giusta direzione, sebbene la strada per trasformare i buoni auspici in certezze è ancora lunga. Nel XX secolo per esempio non siamo stati in grado di evitare catastrofi, spero che conflitti di quel genere non si ripetano, lo spero davvero. La situazione può tuttavia prendere direzioni imprevedibili ed incontrollabili se non gestita a dovere, ed esiste il pericolo che si possa precipitare ad una guerra di tutti contro tutti nel vano tentativo di risolvere le proprie contraddizioni cercando nemici all’esterno.

Noi russi per esempio diamo molta importanza ai valori come la famiglia e l’intoccabilità della vita privata. Questa situazione non stabile può causare una catastrofe globale, fino a perdere interi continenti. La nostra responsabilità è evitare questa situazione, assicurare uno sviluppo positivo, armonico e consecutivo. A questo proposito mi soffermo sui punti cruciali che secondo me sono di interesse della comunità internazionale.
Prima di tutto la problematica sociale ed economica: guardando le cifre della statistica, nonostante le crisi profonde del 2008 e del 2020, gli ultimi 40 anni sono stati “risultativi”; il potere di acquisto pro capite si è raddoppiato, ovviamente è un risultato positivo. È anche positiva questa crescita dei paesi poveri infatti tanti paesi hanno abbandonato la zona di povertà. Se prendiamo il potere d’acquisto di 5 dollari e mezzo pro capite al giorno, secondo la stima della banca internazionale, in Cina la quantità di poveri è stata ridotta da 1 miliardo e 100 milioni negli anni ’90 fino a 300 milioni ad oggi; in Russia da 60 milioni nel 1992, fino a 5 milioni ad oggi.
Credo sia un passo avanti e l’elemento fondamentale è la risposta a queste domande: qual’ è il carattere di questa crescita? Chi ha avuto l’utile principale?
Prima di tutto i paesi del terzo mondo i quali hanno potuto sfruttare la crescita della domanda delle loro merci, hanno potuto mantenere i posti di lavoro (export) e ridurre la stratificazione sociale tra poveri e ricchi.

Come si manifesta invece questo aspetto nei paesi sviluppati, dove il livello economico è molto più alto? Sembra paradossale ma in questi paesi il problema della stratificazione sociale è ancora più grave, per esempio, secondo la stima della banca mondiale, sotto il livello del reddito minimo pari a 5 dollari e mezzo al giorno, negli USA nel 2000 c’erano 3,6 milioni di persone povere, mentre 2016 ce ne erano 5,6 milioni.
Durante lo stesso periodo la globalizzazione ha comportato l’aumento del profitto delle compagnie transnazionali, prima di tutto americane e poi europee. A chi sono andati i profitti di queste società? La risposta è ovvia! All’un per cento della popolazione.
E cosa è successo nella vita delle altre persone? Nel giro degli ultimi 30 anni, nei paesi sviluppati, il reddito di oltre il 50% della popolazione non è cambiato ma è rimasto uguale; invece il reddito di alcuni gruppi è triplicato. Quindi una gran parte delle persone dei paesi ricchi non vede più prospettive di crescita del reddito, però si sta pensando a come ottenere dei servizi sanitari sicuri e stabili e migliorare la qualità della formazione, per esempio secondo i dati statistici, nel 2019 il 21% dei giovani non ha studiato e non ha lavorato da nessuna parte. Poi c’è un altro dato interessante: negli Usa il 30% dei lavoratori hanno un reddito inferiore a 3, 2 dollari americani. Questi cambiamenti nello sviluppo economico-sociale sono il risultato di una politica che è stata apportata negli anni ’80 quando c’era il dogmatismo; in base a questa politica, con il consenso di Washington, la cui priorità è data alla crescita economica a tutti i costi, è prevalsa la crescita dei debiti.

La pandemia del corona virus ha evidenziato maggiormente questi problemi.
L’anno scorso il calo dell’economia mondiale ha avuto lo stesso valore raggiunto nella seconda guerra mondiale. Per fine anno la metà dei posti di lavoro sono stati ridati, però milioni di persone sono senza lavoro, un numero molto grande che fa preoccupare. Negli ultimi nove mesi dell’anno scorso, l’economia mondiale ha perso 3,5 trilioni di dollari e le perdite stanno crescendo facendo aumentare anche le tensioni sociali.Il ripristino dopo la crisi non è semplice; 20 o 30 anni fa il problema poteva essere risolto con i metodi di stimolazione di politiche macroeconomiche, come hanno fatto fino ad ora, ma questi meccanismi non funzionano più, le riserve di questi meccanismi sono esaurite.Non è la mia opinione personale, secondo i dati FMI, il debito globale si sta avvicinando al 200% del PIL globale e in alcune economie perfino al 30% del PIL .
Con ciò, nei paesi sviluppati il tasso di interesse, quasi dappertutto, è a livello zero; nei principali paesi emergenti ai livelli storici minimi. Nell’economia mondiale non è possibile aumentare la crescita solo aumentando il debito in quanto questo aumenta il costo delle attività finanziarie comportando ulteriore stratificazione sociale.
Spesso i rappresentanti dei settori reali dei vari paesi del mondo mi dicono, ed io penso che i partecipanti all’incontro di oggi saranno d’accordo con me, che lo stacco tra l’economia reale e quella virtuale è una minaccia seria, imprevedibile. Certe speranze di ripresa sono legate al velocissimo sviluppo tecnologico. Negli ultimi 20 anni sono state gettate le basi per una rivoluzione tecnologica; parlo di soluzioni automatizzate, robotizzate.

La pandemia da coronavirus ha accelerato di tanto queste ricerche in tutti i paesi. Questo processo comporta dei cambiamenti strutturali, prima di tutto nel mercato del lavoro, perché tante persone rischiano di rimanere disoccupate, spesso è la cosiddetta classe media, che è alla base di qualsiasi società. A questo proposito c’è una seconda sfida fondamentale sul piano politico-sociale: la società si sta dividendo, stanno aumentando le tendenze di antagonismo tra le razze, perfino nelle istituzioni stabili che si erano costituite da anni. I problemi sistematici e socio- politici comportano una insoddisfazione sociale così alta da richiedere una attenzione particolare. Tali problemi devono essere risolti e l’illusione di poterli ignorare è pericolosa in quanto ci potrebbero essere conseguenze serie, la popolazione in ogni caso verrà divisa sia socialmente che politicamente; perché l’insoddisfazione delle persone nasce da problematiche reali.
I giganti tecnologici giocano un ruolo sempre più importante nella società, prendiamo per esempio il caso delle ultime elezioni negli Usa, in alcuni settori questi colossi già fanno concorrenza allo stato, hanno degli utili miliardari e questi “ecosistemi” impegnano una buona parte della vita delle persone, certo sono comodi per ottimizzare i processi tecnologici e di business, forse è così! Però nella società nasce una domanda: questo monopolio fino a che punto risponde agli interessi sociali? Dove è il limite tra il consolidamento dei big data e il controllo di queste società? Dov’è il limite di queste compagnie transnazionali che possono controllare anche la società e che limitano il diritto naturale di un uomo di decidere cosa guardare o cosa leggere ed esprimere la propria opinione? Lo Abbiamo visto poco tempo fa, negli Usa, tutti capiranno di cosa sto parlando e sono certo che la maggior parte condividerà la mia opinione.

Terza cosa: il pericolo ovvio che possiamo incontrare nel decennio che sta per arrivare.
Qui c’è un insieme di problemi internazionali, ci sono problemi economici interni non risolti che possono spingere le persone a trovare un colpevole a cui dare tutta la colpa. Lo vediamo già, lo sentiamo che il grado della propaganda politica sta aumentando e mi aspetto che anche i movimenti politici diventino più aggressivi, specialmente nei confronti dei paesi che non vogliono essere controllati. Si usano guerre commerciali, sanzioni selettive, vengono poste limitazioni finanziarie; giocando in questo modo aumenta la criticità e la possibilità di usare la forza legittimandosi con varie scuse. Aumenta così la possibilità di far nascere altri punti caldi sul nostro pianeta, tutto questo ci preoccupa. Allo stesso tempo, cari partecipanti, nonostante tutte queste problematiche dobbiamo ovviamente non perdere una visione positiva, dobbiamo mantenere la devozione alla creatività, sarebbe ingenuo proporre soluzioni universali miracolose però bisogna cercare di trovare approcci comuni, per avvicinare i punti di vista attenuando le contraddizioni mondiali. Vorrei tanto ribadire, che la causa fondamentale di queste sfide globali, sono i problemi sociali accumulati; dobbiamo programmare delle attività atte ad eliminarli. Dobbiamo non solo ripristinare l’economia ma ottenere una crescita costante di qualità, dobbiamo risolvere le disuguaglianze sociali tenendo conto delle restrizioni date dalla politica macroeconomica. Lo sviluppo successivo della economia dipenderà dagli stimoli statali nei quali avranno un ruolo importante i budget statali e le banche nazionali.

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Vediamo le stesse tendenze nei paesi emergenti, il settore sociale a livello nazionale richiede più protezione e più interazioni tra gli Stati a livello globale. Molte volte nei forum internazionali si sentono proposte di attività per un livello di vita degno; ed è giusto. Dobbiamo andare in questa direzione; ovviamente il mondo non può costruire un’economia che lavora solo per un milione o per un miliardo di persone, è una modalità distruttiva in quanto non è stabile a priori e può provocare crisi migratorie.
Adesso è importante non solo constatare, ma fare passi reali. Dobbiamo ottenere sia la riduzione delle disuguaglianze sociali nei singoli stati, sia l’avvicinamento del livello di sviluppo dei vari paesi, allora scompariranno queste contraddizioni. Gli accenti di questa politica devono essere posti ad assicurare uno sviluppo stabile e consecutivo, la creazione di possibilità e la realizzazione delle potenzialità di ciascun individuo, indipendentemente da dove è nato e dove e cresciuto. Queste sono priorità!

Non dirò niente di nuovo, ma siccome Klaus ha permesso di esprimere l’opinione della Russia, vorrei ribadire: l’uomo deve vivere in un ambiente confortevole, avere servizi comunali e trasporti. L’individuo deve essere sicuro che avrà un lavoro che gli darà un reddito costante e anche in crescita; deve avere accesso ad una formazione efficace che gli permettono di svilupparsi e alla fine dell’attività lavorativa deve avere una pensione degna; l’uomo deve essere sicuro che avrà un servizio sanitario di qualità. Dovrà anche avere accesso ad un livello di servizi moderni.
Il reddito delle famiglie deve permettere il mantenimento e l’educazione dei bambini, solo così potremo garantire lo sviluppo efficace dell’economia mondiale dove le persone non sono un mezzo ma un obiettivo; solo i paesi che potranno avere progresso in queste direzioni- ovviamente ciò non è esaustivo- potranno procurare uno sviluppo stabile e progressivo.

Anche la Russia sta realizzando questa strategia, dobbiamo badare alle persone, alla loro famiglie, dobbiamo curare lo sviluppo demografico e il sistema sanitario, ci stiamo adoperando per creare lavoro, per lo sviluppo delle attività imprenditoriali, per assicurare una trasformazione verso la società del futuro. Lo Stato si concentrerà su questi obiettivi, si costruirà una politica bilanciata del budget. Il raggiungimento dei nostri obiettivi nazionali riecheggia in tutto il mondo e sono convinto che la cooperazione globale sarebbe positiva anche al livello internazionale e la soluzione dei problemi correnti aumenterebbe il grado di fiducia tra Paesi; ovviamente in questa epoca, non è possibile costruire un mondo con un unico polo di interessi ma questo monopolio per sua natura contraddice la multipolarità della nostra civiltà. Ci sono stati diversi centri di sviluppo con i loro modelli unici, i loro sistemi politici e istituti. Oggi è importante creare un meccanismo di coordinamento, però la concorrenza tra i vari poli ci sarà sempre. Non devono esserci continui conflitti.
Dobbiamo rafforzare gli istituti universali che sono responsabili della sicurezza nel mondo, dobbiamo stabilire le regole del gioco nel commercio. Tanti di questi istituti, che attualmente non vivono i loro tempi migliori, sono stati creati in altre epoche e per loro obiettivamente è difficile affrontare le sfide attuali. Però non dobbiamo rinunciarvi, queste strutture hanno una esperienza unica, lavorano con un potenziale enorme, a volte non realizzato. Dobbiamo adattarli alla realtà di oggi, non buttarli nella discarica.
Dobbiamo usare formati nuovi, parlo di questo fenomeno della multipolarità, ognuno può capire a modo proprio e spingere i propri interessi sotto le sembianze di legittimità spingendo le altre ad acconsentire tacitamente. Si tratterebbe di una unione reale tra gli Stati che hanno una via comune, e della pacificazione dei conflitti regionali, sviluppando così gli scambi transnazionali costruendo nuove vie di trasporto.
Cari amici, signori! Capite che ci sono tanti punti per un lavoro coordinato?

La prassi ci fa vedere che funziona. Per esempio prendiamo Russia, Iran e Turchia: vediamo il loro lavoro per stabilizzare la situazione in Siria. Adesso si sta instaurando un dialogo politico che stiamo portando avanti con successo.
la Russia ha fatto un gronde lavoro intermediario per pacificare un conflitto a Karabakh, tra Armenia ed Azerbaigian; le parti hanno promesso di mantenere le decisioni principali prese con la partecipazione dell’OCSE. Come è noto, a novembre è stato firmato un accordo trilaterale tra Russia-Azerbaigian ed Armenia e adesso si sta realizzando passo dopo passo.
E’ importante fermare il sangue, fermare il fuoco ed iniziare la stabilizzazione.

Adesso davanti alla società globale c’è l’obiettivo di aiutare i paesi che hanno subito i conflitti portando aiuti umanitari per farli tornare a casa e ricostruire i monumenti storici e culturali.
Per fare un altro esempio sottolineerei il ruolo della Russia e della Arabia Saudita e i loro sforzi per regolare la crisi mondiale energetica nonostante siano paesi completamente diversi, con punti di vista diversi pur avendo i problemi che hanno tutti i paesi senza eccezioni.
Per quanto riguarda gli studi e la lotta al coronavirus invece negli ultimi tempi come sapete è venuto fuori un nuovo ceppo e la comunità mondiale ha il dovere di creare la possibilità per gli scienziati di lavorare insieme per capire come avvengono le mutazioni.
Dobbiamo coordinare gli sforzi di tutto il mondo, ne abbiamo parlato al G20 poco tempo fa. Dobbiamo ridurre la diffusione di questa malattia e aumentare l’accessibilità ai medicinali, dobbiamo fare sempre più test.
Noi vediamo che la vaccinazione di massa è accessibile prima di tutto ai cittadini dei paesi sviluppati mentre centinaia di milioni di persone sul pianeta non hanno neanche una speranza di fare il vaccino; anche questo è un pericolo.
Abbiamo detto tante volte per quanto riguarda l’epidemia che ci saranno focolai incontrollabili, non ci sono confino per il virus, noi dobbiamo trarre le conclusioni, dobbiamo aumentare l’efficacia del sistema del monitoraggio anche di malattie simili.
Un’altra direzione dove bisogna coordinare gli sforzi e il lavoro di tutta la società globale è il cambiamento del clima. Niente di nuovo!
Solo assieme avremo successo nel risolvere questi problemi globali: riscaldamento del pianeta, aumento dei rifiuti, inquinamento degli oceani con la plastica, dobbiamo sviluppare l’economia e allo stesso tempo preservare la natura.

Cari partecipanti del forum, le contraddizioni non finiscono mai nella storia, gli scontri di interesse sono naturali per un organismo così complesso come la nostra civiltà, però nei momenti cruciali i paesi hanno unito gli sforzi ed io penso che sia questo il momento.
È importante valutare le situazioni onestamente, non concentrarsi sui problemi immaginari ma suoi problemi reali. Solo allora avremo successo e potremo rispondere alle sfide del XXI secolo. Ho finito il mio discorso e vi voglio ringraziare. Grazie Tante.

KLAUS Schwab: Grazie Presidente, abbiamo tante domande, tante problematiche che Lei ha discusso saranno il tema delle nostre discussioni questa settimana. Anche noi organizziamo gruppi di lavoro parlando della formazione dei giovani delle generazioni future.

VLADIMIR Putin: Noi abbiamo già parlato a San Pietroburgo, qualche mese fa. Come vede i rapporti futuri tra Russia e d Europa?
Abbiamo alcune cose fondamentali: la cultura comune. I politici più importanti dell’Europa del passato parlavano dei rapporti tra Russia ed Europa dicendo che la Russia fa parte dell’Europa sia geograficamente che culturalmente, ma è anche in realtà una civiltà unica.

I leader dei paesi dicevano che bisogna creare un ambiente unico fino agli Urali.
Io ho detto perché fino agli Urali? Fino a Vladivostok!
Io personalmente ho sentito l’opinione di un bravissimo politico europeo che è Helmut Koll che diceva che se la cultura europea vuole rimanere e continuare ad essere un centro culturale, allora l’Europa dell’ovest e la Russia devono essere assieme. Noi condividiamo totalmente questo punto di vista.
La situazione di oggi non è normale, dobbiamo tornare ad una agenda propositiva, questo è d’interesse sia per la Russia che per l’Europa, ne sono convinto. E’ chiaro che anche la pandemia ha il suo ruolo, è calato lo scambio di merci. l’Europa è il nostro principale partner commerciale ed economico quindi dobbiamo ripristinare le tendenze positive e aumentare gli scambi commerciali in quanto l’economia europea e russa sono partner naturali.
Parlando dello sviluppo della scienza e della cultura, essendo la Russia il paese con la cultura e il territorio più grande di tutti gli altri stati europei messi insieme, ha un potenziale enorme.
Anche in Europa ci sono moltissime cose positive che non posso elencare tutte, l’unica cosa importante è che dobbiamo dialogare tra noi onestamente lasciando le fobie nel passato. Non dobbiamo usare nei processi interni politici i problemi che abbiamo ereditato dai secoli passati. Dobbiamo guardare avanti e se riusciremo ad essere al di sopra di questi problemi allora avremo un futuro.

Di Sonia Simone e PG Caria

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