Bruciano in Tunisia i rifiuti esportati illegalmente dall’Italia. È l’ennesimo disastro ambientale annunciato

Bruciano in Tunisia i rifiuti esportati illegalmente dall’Italia. È l’ennesimo disastro ambientale annunciato

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Terribile incidente in Tunisia: una 70ina di container, contenenti tonnellate di rifiuti esportati illegalmente dall’Italia, ha preso fuoco ieri pomeriggio in un magazzino dell’azienda Soreplast di Masaken, nel governatorato di Susa. L’incendio è divampato nel giro di poco nell’area di circa 4mila metri quadrati. Le immagini circolate sui social e i media locali mostrano una gigantesca nube di fumo nero che oscura il cielo e si estende per le campagne vicine allo stabilimento in cui erano stoccati i rifiuti. Com’è facile immaginare, l’aria è diventata irrespirabile e ci sono volute diverse ore per domare completamente le fiamme.

Ma l’incidente accaduto nell’azienda importatrice di rifiuti non è affatto una novità, specialmente in Tunisia. Purtroppo è soltanto l’ennesimo disastro ambientale annunciato, in questo caso provocato dal traffico illegale di spazzatura che vede protagonista il nostro Paese. Da quanto si apprende dalle fonti locali, i rifiuti in questione, che prendendo fuoco hanno avvelenato l’aria della Tunisia, erano partiti dal porto di Salerno.

Per far luce sulla vicenda e individuare i responsabili dell’incendio la procura tunisina ha autorizzato l’apertura di un’indagine investigativa. A renderlo noto il portavoce del tribunale di primo grado di Sousse, Moez al Yousfi, all’agenzia di stampa TAP (Tunis Afrique Presse).

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Stop al traffico illecito di rifiuti (e ai disastri)

L’incendio divampato nello stabilimento tunisino accende i riflettori sul pericolosissimo business del traffico illegale di rifiuti. Di fronte a questi disastri, ancora troppo ricorrenti, il nostro Paese non può più girarsi dall’altra parte.

“Il triste epilogo di una vicenda i cui contorni restano torbidi è arrivato oggi con un incendio che riporta inevitabilmente il pensiero alla lunga scia di episodi simili che si sono registrati negli ultimi anni presso varie piattaforme italiane” sottolinea Claudia Salvestrini, direttrice del Consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene (Polieco), intervenendo sul caso.

L’incidente ci ricorda quanto sia urgente cercare soluzioni concrete ed efficaci alla gestione dei rifiuti. Già da tempo il consorzio Polieco aveva acceso i riflettori sulla situazione di stallo seguita alla scoperta del traffico illecito e il Forum internazionale sull’economia dei rifiuti, (tenutosi a Napoli lo scorso ottobre).

La verità è che, da un lato abbiamo una raccolta improntata soprattutto sulla quantità, a discapito della qualità, dall’altro c’è una notevole carenza di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti che non consentono la chiusura della filiera. – spiega Salvestrini – Così più i rifiuti viaggiano verso l’estero, più diventa alto il rischio di sistemi illegali ad opera di trafficanti che compromettono non solo l’ambiente ma anche la concorrenza leale fra le imprese, danneggiando i tanti operatori del settore che con grandi sforzi da sempre lavorano eticamente e nel rispetto delle regole.

Come arginare quindi il problema? Una soluzione potrebbe arrivare dai fondi del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che potrebbero essere investiti per rendere il sistema della gestione dei rifiuti autosufficiente e più virtuoso in modo da mettere la parola fine alle esportazioni e, soprattutto, ai traffici illegali.

Fonti: Tunis Afrique Presse/Polieco, greenme

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