Trentino, pronta l’ordinanza per l’abbattimento dell’orso

Trentino, pronta l’ordinanza per l’abbattimento dell’orso

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L’orso che ha ferito padre e figlio sul Monte Peller non è stato ancora identificato e rischia già la condanna. Il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti è pronto a firmarla, ma non senza aver sentito il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Non si sa neppure se si tratti di un esemplare maschio o femmina, e già si riapre l’annosa discussione sulla presenza degli orsi sul territorio. Nel frattempo gli abiti dei due feriti ed altri campioni utili ad identificare l’animale attraverso l’analisi del DNA sono stati inviati al laboratorio della Fondazione Mach, fa sapere la Provincia.

Si riapre la polemica infuriata già nei mesi precedenti la cattura di M49, l’orso ‘fuggiasco’scampato all’abbattimento ma ora rinchiuso in un recinto per le sue scorribande nelle valli trentine. Una battaglia vinta per il governatore Fugatti che ora torna a insistere sulla “gestione degli orsi divenuta insostenibile” e tutta da ridiscutere sul tavolo del ministero. Da parte sua Costa aveva condotto una campagna per evitare l’abbattimento dell’orso ribattezzato affettuosamente Papillon sostenendo la politica di conservazione della specie che si sta ripopolando.

Anche per questo le associazioni ambientaliste tornano sul piede di guerra. L’Oipa Italia si dice pronta a presentare ricorso al Tar poiché l’abbattimento di un orso può avvenire, per legge, solo in caso di comprovata pericolosità nei confronti dell’uomo e quando si sia verificata l’inefficacia di misure alternative incruente.

“E’ incredibile come la Provincia autonoma di Trento ordini l’abbattimento o la cattura di orsi così frequentemente – dichiara Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa – Viene il sospetto che vi siano falle nella gestione e nel dare istruzioni alla popolazione su quale sia il corretto comportamento nel caso ci s’imbatta in un orso. La sentenza che il presidente Maurizio Fugatti intende pronunciare è crudele. Si sceglie sbrigativamente di uccidere un animale, probabilmente una madre con cuccioli, che inizialmente ha solo digrignato i denti per poi fuggire, come raccontano le cronache”.

“Il bosco è la sua casa e anche in quest’occasione chi ha sbagliato è l’ospite umano che, cadendo nel panico, ha innescato una reazione a catena imprevedibile. Questo non sarebbe accaduto nel caso di un corretto comportamento, più volte spiegato dagli esperti e dai forestali. Se nel rapporto uomo-animale vince la ‘legge del più forte’, vuol dire che siamo ancora alla preistoria”, conclude Comparotto.

Tratto da: La Repubblica

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