Terremoto, scosse e sciami preoccupano il Sud: “è una bomba a orologeria”, ma nessun Dpcm prevede misure antisismiche

Terremoto, scosse e sciami preoccupano il Sud: “è una bomba a orologeria”, ma nessun Dpcm prevede misure antisismiche

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Tempo di lettura: 2 min

Di Peppe Caridi

Terremoto, numerose scosse sismiche nelle ultime ore su gran parte del Sud: in Campania e Sicilia le più intense, con sciami sismici tra l’Etna e il mar Tirreno.

Anche oggi all”alba un sisma di magnitudo 3.6 è stato registrato in mare lungo la costa settentrionale della Sicilia. Erano le 4:52.

Numerose scosse di terremoto e almeno due sciami sismici preoccupano il Sud Italia, nell’indifferenza generale: mentre la terra trema nella zona a più alto rischio d’Europa, le autorità locali e nazionali sono prese dall’emergenza Coronavirus e fanno a gara tra ordinanze e Dpcm con cui, in modo palesemente isterico, schizofrenico e anti-scientifico, dispongono chiusure orarie di svariate attività, inseguendo una strategia che si è già dimostrata assolutamente vana per fronteggiare la pandemia.

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E così, mentre i numeri continuano a salire (se pur in maniera discutibile) e l’Italia si è fatta trovare un’altra volta impreparata, nonostante abbia avuto tutta la consapevolezza del rischio della seconda ondata e soprattutto un’enorme quantità di tempo a disposizione per adeguare il proprio sistema sanitario, Madre Natura non resta a guardare e ci ricorda che viviamo su una bomba ad orologeria come tutti gli esperti e i sismologi di sgolano a ripetere da anni.

L’Italia, infatti, è un Paese ad altissimo rischio sismico e in modo particolare le Regioni del Sud sono le località a più alto rischio dell’intera Europa, dove cioè possono verificarsi terremoti distruttivi (magnitudo superiore a 7.0) come nel Mediterraneo può succedere soltanto in alcune aree di Grecia e Turchia, nell’area di scontro tra la placca euroasiatica e quella anatolica.

Una pandemia non può fermare la prevenzione sismica, eppure in Italia siamo arrivati all’assurdità dei banchi a rotelle nelle scuole, una soluzione dubbia e controversa già di per sè rispetto all’emergenza sanitaria, ma certamente deleteria in caso di terremoto. Non bisogna in alcun modo sottovalutare i rischi del Covid-19, ma non si può neanche continuare a rimandare ogni tipo di attività necessaria sul fronte del contrasto ai terremoti, su cui già siamo in enorme e colpevole ritardo.

Anche perchè – con il massimo rispetto per la vita di qualsiasi essere umano– in caso di forte scossa non saranno colpiti soltanto gli ospizi, ma rischiamo di veder sterminati i bambini che frequentano scuole e asili, e i ragazzi nelle università come già drammaticamente accaduto a L’Aquila il 6 aprile 2009 e a San Giuliano di Puglia il 31 ottobre 2002. Tragedie recenti che abbiamo già dimenticato nella frenetica corsa ai tamponi degli asintomatici.

Tratto da: Meteoweb

Fonte foto: Notizie.it

Cronaca Italia