Scoppia il caso ”Subgate”: l’ira della Francia e la lenta morte della NATO

Scoppia il caso ”Subgate”: l’ira della Francia e la lenta morte della NATO

Spread the love
Tempo di lettura: 3 min

Ha scatenato un vero e proprio terremoto geopolitico la decisione di Usa, Regno Unito e Australia di dare vita a un partenariato di sicurezza trilaterale rafforzato: l’Aukus. La nascita di questa nuova triplice alleanza, formatasi principalmente per combattere la crescente influenza della Cina nella regione dell’Indo-Pacifico, ha fatto infuriare soprattutto la Francia che, con una mossa senza precedenti, ha richiamato i suoi ambasciatori a Washington e Camberra. Ma non quello dalla Bretagna. La ragione di una tale rottura diplomatica sta nel fatto che il Regno Unito avrebbe “scippato” alla Francia un appalto per 56 miliardi di euro: la costruzione di 12 sottomarini per la marina australiana.
L’accordo raggiunto tra Parigi e Canberra era stato avviato nel 2016 e poi formalizzato da Emmanuel Macron dopo il suo arrivo all’Eliseo. Il leader francese, ricordano recentemente ambienti della diplomazia d’Oltralpe, aveva fatto nel 2018 un viaggio in Australia per finalizzare i negoziati per la vendita di dodici sottomarini militari, con gran parte della produzione da sviluppare sull’isola-continente. Il “contratto del secolo”, com’era stato battezzato, non era solo bilaterale. Anzi, ed è uno dei punti che si sottolineano a Parigi in queste ore, gli americani erano già presenti nell’accordo visto che la statunitense Lockheed Martin doveva fornire i sistemi di attacco. È stato il governo di Canberra – hanno aggiunto a Parigi – a non voler acquistare sottomarini a propulsione nucleare, come sono invece quelli ora previsti dal patto Aukus. La Francia avrebbe potuto fornirli visto che Naval Group – il gruppo al centro della commessa – li produce già per la Marina nazionale.
La decisione di ribaltare l’accordo con i francesi – secondo la ricostruzione che circola ora a Parigi – è stata presa diciotto mesi fa dal premier Morrison e condivisa all’inizio solo in un piccolo cerchio di persone. Nell’autunno scorso il leader australiano, spiegano i francesi, ha contattato Johnson per coinvolgere il Regno Unito, chiedendo a Downing Street di agevolare l’aiuto degli americani. Le trattative segrete hanno subito un’accelerazione nel giugno scorso, a margine del G7 in Cornovaglia, in un incontro tra Biden, Johnson e Morrison. Anche se non filtrava ancora nulla, Macron, qualche settimana prima, aveva chiesto delucidazioni dei rumors al premier australiano, che li aveva smentiti. Lo stesso avevano fatto i ministri della Difesa, Florence Parly, e degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, con i loro omologhi a Canberra. Ogni volta, la risposta era stata rassicurante: il patto con la Francia non si tocca.
Macron non ha trovato una sponda neppure a Washington, dove i negoziati sono stati condotti da uno stretto gruppo di consiglieri di Biden che forse hanno sottovalutato l’impatto che il ribaltone avrebbe avuto sulle relazioni con la Francia. Il 10 settembre, qualche giorno prima dell’annuncio ufficiale, l’ambasciatore francese Philippe Étienne, aveva chiesto alla Casa Bianca rassicurazioni su voci sempre più insistenti a proposito del patto con australiani e britannici. L’ambasciatore, confidano ora fonti governative, è stato umiliato senza ottenere neppure risposta. La telefonata – con la conferma del nascituro patto Aukus – è arrivata a ridosso della comunicazione formale di Biden. “Qualche ora prima”, hanno detto a Parigi.
Dopo il richiamo degli ambasciatori il presidente Joe Biden ha chiesto un incontro telefonico con Macron, per provare a ricucire i rapporti, mentre Johnson ha parlato di “amore inestirpabile per la Francia”, assicurando che il patto Aukus “non vuole essere esclusivo. Non è qualcosa di cui preoccuparsi, soprattutto per i nostri amici francesi”. Non è ancora chiaro chi produrrà i mezzi marini militari ma pare che BAE Systems (società che costruisce sottomarini per la Royal Navy nel suo sito di Barrow-in-Furness in Cumbria, nel nord-ovest dell’Inghilterra, sia in prima linea per aggiudicarsi l’appalto, anche se la costruzione avverrà in uno stabilimento australiano. Per L’Eliseo si è trattato di un colpo basso. “C’è stata una menzogna, c’è stata doppiezza, c’è stata una grave violazione della fiducia, c’è stato disprezzo, quindi non va bene tra noi, non va affatto bene. Vuol dire che c’è una crisi”, ha detto il ministro degli Affari esteri Jean-Yves Le Drian. Come rappresaglia, Parigi è pronta a bloccare i negoziati dell’Europa con l’Australia per l’accordo di libero scambio, che sono arrivati all’11esimo round di trattative e che Camberra sperava di concludere entro la fine dell’anno.

La NATO conta ancora?
Gli stessi Stati Uniti, con la loro decisone di ritirarsi dall’Afghanistan, hanno abbandonando il ruolo di guida dell’Occidente a livello globale scegliendo di dedicarsi maggiormente alla loro politica interna.
Non è comunque la prima volta che la Nato viene ‘bypassata’ dai suoi principali componenti. Stati Uniti, Regno Unito e Australia, insieme a Canada e Nuova Zelanda, sono anche parte dell’Alleanza Cinque Occhi (Five Eyes), che è probabilmente la coalizione di spionaggio più grande di sempre.
L’Aukus è anche una probabile risposta all’accelerazione dell’Ue sull’esercito unico. Un’accelerazione per ora solo nelle dichiarazioni in realtà, ma che pure è un progetto fortemente sostenuto dalla Francia, che è la principale potenza militare dell’Unione. Anche la Difesa  unica europea rappresenterebbe  un duro colpo per la Nato, che lo stesso Macron (non a caso) ha definito tempo fa in stato di “morte cerebrale”. Ma per ora l’esercito europeo resta ancora un miraggio. Nelle scorse settimane si è parlato di creare un corpo di intervento di almeno 5mila effettivi, ma sul punto non c’è unanimità tra i Paesi membri.

Tratto da: Antimafiaduemila

Cronaca Europa