«Solidarietà» a Sassoli e «intervento» in Ucraina: cadono le maschere delle cosiddette forze sovraniste

«Solidarietà» a Sassoli e «intervento» in Ucraina: cadono le maschere delle cosiddette forze sovraniste

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Nella giornata di ieri è arrivata la risposta della Russia alla lunga serie di provocazione, minacce e intimidazione dal sapere marcatamente russofobo dell’Unione Europea. Bruxelles spinta da Washington si è ormai lanciata in una pesante campagna anti-russa che in alcun modo può fare l’interesse dei popoli europei che aspirano alla pace e alla prosperità e null’altro. Invece in Europea giocano alla guerra provocando Mosca. 

La Russia ha quindi deciso di sanzionare il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli del Partito Democratico e altre personalità tra cui Vera Jourova, vicepresidente della Commissione europea responsabile per le politiche su valori e trasparenza. 

La mossa russa ha innescato il tentativo dei dirigenti guerrafondai di Bruxelles di camuffarsi da carnefici in vittime dell’autoritarismo russo. Sassoli ha solennemente dichiarato: «Non avendo chiesto di entrare in Russia è evidente che è un attacco politico da cui non ci faremo intimidire. Si cerca di colpire i parlamenti perché sono la voce dei cittadini e questo vuol dire che il parlamento europeo ha fatto il proprio dovere nel difendere le libertà fondamentali, nel denunciare le violazioni dello stato di diritto in Russia». 

Dalla Russia hanno però ribadito a Sassoli di non aver minacciato nessuno. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha chiesto in maniera retorica: «Abbiamo minacciato?», ribadendo in seguito che nemmeno la Russia ha intenzione di farsi intimidire. Nonostante le continue provocazioni e aggressione che è costretta a subire da Stati Uniti e vassalli europei. Evidentemente ringalluzziti dall’arrivo alla Casa Bianca della nuova amministrazione democratica decisa a spingere forte sulla politica anti-russa. 

Perché dietro a sanzioni, provocazione e minacce si cela la reale motivazione di tali politiche così aggressive. «Frenare lo sviluppo del nostro paese ad ogni costo», assicura il ministero degli Esteri di Mosca. 

Tutta questa storia ha avuto un pregio: alcune forze di finta opposizione (di cartone) di autoproclamati sovranisti come Fratelli d’Italia e Lega hanno gettato definitivamente la maschera. 

Ieri Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, si è affrettata nell’esprime la sua solidarietà a Sassoli. «Il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, esprime la solidarietà di FdI al presidente del Parlamento europeo David Sassoli e alle altre figure istituzionali inserite nella blacklist del governo russo. Nessuna differenza di vedute – afferma la parlamentare in una nota – può giustificare sanzioni personali di questa portata e di questa gravità». 

Il partito guidato in Italia da Giorgia Meloni e in forte ascesa perché accreditato come di opposizione al governo Draghi ha fatto sentire la sua voce anche in Europa. «A nome del gruppo Ecr, rivolgo la mia sentita vicinanza al presidente Sassoli», così in una nota l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Raffaele Fitto, appartenente al gruppo dei Conservatori europei (Ecr). 
«Il signor Putin continua a scendere sempre più in basso. Minacce e atti di arroganza non ci faranno abbandonare il nostro impegno per i diritti umani», rincara la dose Fitto. Anche il co-presidente di Ecr, l’eurodeputato polacco Ryszard Legutko, sottolinea che «le azioni contro il presidente Sassoli sono un forte richiamo alla necessità di prendere misure concrete contro l’aggressore russo». 

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Non ha voluto essere da meno la Lega: «Solidarietà al presidente del Parlamento europeo David Sassoli e a tutti gli altri rappresentanti Ue inseriti nella blacklist dal ministro degli esteri della Russia. Le sanzioni ingiustificate e le intimidazioni non sono la risposta per normalizzare i rapporti e aiutare il dialogo», si legge in una nota redatta dalla delegazione della Lega al Parlamento Europeo. 

Ma non finisce qui. La Lega, accreditata come forza filorussa da certi fake media nostrani, si è spinta fino a chiedere «interventi concreti» dell’UE in Ucraina. 

«Centomila soldati sono schierati alle porte dell’Ucraina da Mosca e questo è un pesante segnale per tutto l’Occidente», ha incredibilmente affermato l’eurodeputata leghista Susanna Ceccardi, con parole che potrebbero essere state proferite da un qualsiasi liberale russofobo ed europeista che siede nel parlamento europeo. «Eppure – ha addirittura aggiunto – al di là dei proclami, dell’asilo e della solidarietà espressa a parole, non esiste ad oggi alcun credibile intervento europeo». 
Qui vien da chiedersi la leghista cosa chiede all’Unione Europea. Una riedizione dell’Operazione dell’Operazione Barbarossa lanciata nel 1940 dalla Germania nazista per l’invasione dell’allora Unione Sovietica? I nipoti di Bandera a Kiev, tanto coccolati dall’UE, sono pronti a entrare in azione.

Dalle parole oggettivamente guerrafondaie della leghista nessun dirigente del Carroccio prende le distanze. Sentito dal quotidiano ‘Il Foglio’ – evidentemente esaltato dalle posizioni anti-russe della Lega – il segretario Matteo Salvini afferma: «I diritti umani valgono sempre, e comunque e dovunque vanno rispettati». 

Il senatore Siri mette definitivamente le cose in chiaro: «La Lega non si è mai spostata dall’asse consueto in cui si trova l’Italia dal dopoguerra a oggi, tutto il resto era una forzatura fantasiosa». Sulla stessa linea Roberto Calderoli: «Tutto quello che è difesa dei diritti umani deve essere portato avanti indipendentemente dal paese con cui si ha a che fare». 

La Lega ha gettato definitivamente la maschera. Ha apertamente ammesso quel che qualsiasi osservatore scevro da pregiudizi ideologici ben sapeva: si tratta di una forza politica ‘altreuropeista’ e succube della triade EU-NATO-USA. Come tante altre forze politiche italiane ed europee. Non è poi molta la differenza che separa Salvini e Letta. Tant’è vero che sono appassionatamente insieme nello stesso governo guidato da Mario Draghi. Poco contano le differenze su pandemia, coprifuoco e altre misure di poco conto. Sulle questione dirimenti sono tutti allineati e coperti dietro Bruxelles e Washington. 

A ennesima riprova che possono definirsi anti-europeisti, illiberali, anti-euro e così via, ma in realtà sono tutti accomunati da russofobia liberale. Con buona pace di certa stampa che ancora, nonostante le evidenze, cerca di propinarci la narrazione di una Lega vicina alla Russia che lavorerebbe con Putin per affossare l’Unione Europea. 

Tratto da: Antidiplomatico

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