Vaccini Pfizer. Il rapporto della Corte dei Conti Europea riaccende i sospetti su Ursula Von Der Leyen

Vaccini Pfizer. Il rapporto della Corte dei Conti Europea riaccende i sospetti su Ursula Von Der Leyen

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Vaccini Pfizer: il report, pubblicato lo scorso 12 settembre  dall’European Court of Auditors, (la Corte dei Conti Europea) riaccende i sospetti su Ursula Von Der Leyen

Di Francesco Fustaneo

Il report, pubblicato lo scorso 12 settembre  dall’European Court of Auditors, (la Corte dei Conti Europea) riaccende le critiche e i sospetti in merito all’approvvigionamento vaccinale operato in sede europea.

L’U.e. ha investito  infatti, 71 miliardi di euro per acquistare 4,6 miliardi di vaccini in base a procedure straordinarie che non hanno funzionato al meglio. Secondo quanto riferisce la  Corte, la Commissione europea “ha avviato questo procedimento di appalto in ritardo rispetto al Regno Unito e agli Usa”.

Una stoccata viene lanciata anche al team che ha negoziato l’acquisto dei vaccini, formata da “membri del Comitato per i medicinali per uso umano dell’Ema e capi delle agenzie nazionali per i medicinali degli Stati membri” (la cui identità è stata tenuta segreta) e ritenuta poco competente.

Di conseguenza “nel valutare le offerte non sono stati rilevati i rischi per la catena di approvvigionamento e il processo produttivo in grado di causare problemi di consegna”.

Non vengono poi lesinate critiche alla task force europea istituita “a sostegno delle catene di produzione e di approvvigionamento” ma di cui “è difficile quantificare il suo impatto sull’aumento della produzione di vaccini”.

Le critiche più rilevanti si rinvengono però nei punti 48, 49 e 50 del report in questione.

La Corte nei punti sopraelencati, lamenta di non avere ricevuto informazione alcuna in merito ai negoziati preliminari per il contratto di maggior rilievo stipulato dall’UE.

Testualmente:

“A metà marzo 2021 il comitato direttivo ha convenuto di pianificare una riunione con i consulenti scientifici nazionali e dell’UE in merito agli aspetti scientifici della strategia vaccinale per il 2022. Tuttavia tale riunione non ha mai avuto luogo. Nel marzo 2021 la presidente della Commissione ha condotto negoziati preliminari per un contratto con Pfizer/BioNTech. Si tratta dell’unico contratto che non ha previsto il coinvolgimento della squadra negoziale congiunta in questa fase dei negoziati, contrariamente a quanto previsto dalla decisione della Commissione sull’approvvigionamento di vaccini contro la COVID-1939. Il 9 aprile 2021 la Commissione ha presentato al comitato direttivo le condizioni negoziate tra la presidente della Commissione e Pfizer/BioNTech e il comitato direttivo ha acconsentito di indire una gara d’appalto. Il contratto è stato stipulato il 19 maggio 2021 e prevede la fornitura di 900 milioni di dosi di vaccino da consegnare nel 2022 e nel 2023, con l’opzione di ordinare ulteriori 900 milioni di dosi. Si tratta del maggiore contratto per la fornitura di vaccini contro la COVID-19 stipulato dalla Commissione, che predominerà nel portafoglio di vaccini dell’UE fino alla fine del 2023”.

Viene poi messo nero su bianco di come la Corte abbia chiesto alla Commissione di fornirle informazioni sui negoziati preliminari per tale accordo (esperti scientifici consultati e pareri ricevuti, calendario dei colloqui, verbali delle discussioni e dettagli dei termini e delle condizioni concordati), ma tale richiesta sia rimasta insoddisfatta.

Nel report si ritorna poi sulla vicenda del Mediatore Europeo (di cui avevamo a suo tempo scritto su l’Antidiplomatico):

“il 16 settembre 2021 il Mediatore europeo ha aperto un fascicolo sul rifiuto della Commissione europea di concedere l’accesso del pubblico ai messaggi di testo scambiati tra la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer durante i negoziati preliminari. Nella relazione del 26 gennaio 2022, il Mediatore europeo ritiene che il modo in cui la Commissione ha trattato tale richiesta costituisca un caso di cattiva amministrazione e le raccomanda40 di “cercare nuovamente messaggi di testo pertinenti” e di “valutare, conformemente al regolamento (CE) n. 1049/2001, se […] possa essere concesso l’accesso del pubblico a tali messaggi”.

Tratto da: L’Antidiplomatico

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