‘Ndrangheta: inchiesta svela il nuovo ”sistema liberista” del narcotraffico

‘Ndrangheta: inchiesta svela il nuovo ”sistema liberista” del narcotraffico

Spread the love
Tempo di lettura: 3 min

I sequestri in serie nelle ultime settimane hanno dimostrato la totale ripresa del traffico di cocaina smorzato, anche se di poco, dal recente lockdown. Un settore talmente cruciale per i vari locali di ‘Ndrangheta da essere stato attenzionato nella recente inchiesta “Testa del serpente” in cui sono emersi particolari rilevanti in merito al traffico di droga, soprattutto per quanto riguarda gli accordi stipulati tra i vari clan in merito alla gestione dei carichi, lo spaccio, la distribuzione dei proventi e i ruoli direttivi. Un vero e proprio “sistema” come lo ha definito il collaboratore di giustizia Celestino Abbruzzese, alias ‘Micetto’, membro della famiglia ‘Banana’ che, secondo la Dda di Catanzaro, comanda la città di Cosenza. L’uomo ha definito questo “sistema” come un “accordo” tra bande, stipulato con l’obbiettivo di scongiurare eventuali guerre o conflitti per il controllo del traffico di droga. Infatti, sembra che il nuovo codice abbia messo tutti d’accordo, “magari se c’è qualche problema” se “lo risolvono diciamo facilmente senza andare oltre” ha detto il collaboratore. Per quanto riguarda la gestione del traffico di droga, Abbruzzese ha detto che la droga importata – sia che ad importarla siano italiani o stranieri – viene suddivisa tra le varie bande, le quali poi provvedono ad organizzare le piazze di spaccio. Questo tipo di accordo vale per la cocaina, il fumo e l’erba ma non per l’eroina perché quella viene gestita in regime di monopolio dalla famiglia degli “zingari”, di etnia rom legata alla ‘ndrina Abbruzzese.

Omicidio Caruana, rapporto della Commissione: ”Daphne fu uccisa dallo Stato”

Il collaboratore ha poi spiegato che chiunque si mette contro a questo nuovo sistema viene perseguitato e punito a volte anche con la vita. “Ci sono delle persone che a Cosenza fanno il ‘sottobanco’” ossia vendita in autonomia di droga sottratta dai carichi più grandi. “Bisogna vedere chi lo sta facendo” ha detto Abbruzzese, “e una volta trovate” venivano “presi, picchiati e poi costretti a versare tipo cinquanta, sessanta, settantamila euro per l’ammanco”.
Questa sorta di meccanismo garantisce quindi una sorta di tutela e di stabilità alle organizzazioni criminali, le quali, come dichiarato da Giuseppe Zaffonte ex membro del clan Lanzino, non controllano più direttamente le piazze di spaccio ma si occupano solo dell’acquisto di grossi quantitativi di eroina e cocaina, saturando così il mercato e obbligando, quindi, tutti gli spacciatori indipendenti a rifornirsi da loro. Quindi i grandi cartelli godrebbero di una maggiore autonomia, rispetto al passato, poiché possono smerciare la droga e creare una personale di rivenditori a patto che per la fornitura iniziale si rivolgano a loro. Una sorta di ‘liberismo’ applicato al narcotraffico, dotato di regole, strutture e accordi sociali a tutela dei promotori ma soprattutto dei grandi cartelli. Per esempio, se uno dei gruppi riesce a rifornirsi in anticipo rispetto agli altri, deve cedere loro una parte della sostanza a prezzo di costo.
“All’interno del Sistema si sa sempre a chi rivolgersi” ha detto Zaffonte precisando che i singoli spacciatori possono saltare da un fornitore all’altro, “perché tanto è sempre la stessa cosa”. Ad ampliare il concetto è stata Anna Palmieri, moglie di ‘Micetto’, che ha definito il Sistema come “il circuito” entro il quale si possono compiere anche determinati tipi di delitti come ad esempio la rapina.
“Bisogna essere affiliati a qualche gruppo o essere autorizzati a svolgere queste attività – ha detto la donna – altrimenti se ne pagano le conseguenze”.
Infine la moglie del collaboratore ha detto che tutti i soldi del Sistema confluiscono in una cassa comune detta ‘bacinella’, che a suo avviso ha la funzione di garantire “stipendi e coperture legali agli affiliati, ai detenuti e alle loro famiglie” come un vero e proprio welfare criminale.

Tratto da: Antimafiaduemila

Cronaca Giustizia