La crisi decennale del Kashmir potrebbe sfociare in un conflitto armato nucleare senza precedenti tra le due potenze contendenti la regione, India e Pakistan. Lo evidenzia proprio il presidente pachistano Imran Khan. “Se la questione porterà alla guerra, ricordate che entrambi i Paesi hanno armi nucleari. Nessuno vincerebbe una guerra nucleare, ma la distruzione non si limiterebbe solo a questa regione, il mondo intero dovrebbe affrontarne le conseguenze”, ha affermato Khan parlando alla nazione, evidenziando che la responsabilità di risolvere la crisi è della comunità internazionale e chiamando in causa le Nazioni Unite.
Uno dei recenti fattori che ha innalzato la tensione nell’area risale allo scorso 5 agosto quando il governo di Modi ha revocato l’autonomia del territorio a maggioranza musulmana, scatenando le proteste di Pakistan e Cina. La crisi è stata oggetto di discussione anche a Biarritz (Francia) dove negli ultimi giorni si è tenuto il G7. In un incontro con il premier indiano Narendra Modi a margine del vertice internazionale il presidente USA Donald Trump, che sembra non essere minimamente impensierito per la grave minaccia nucleare che incombe nel subcontinente indiano, ha rassicurato che l’India ha la situazione sotto controllo in merito alla regione contesa ma ha comunque ribadito la sua offerta di mediare con il Pakistan sul Kashmir. Nel frattempo nel Kashmir indiano continua a vigere il coprifuoco decretato dalle autorità di New Delhi, giunto al suo ventiduesimo giorno consecutivo. Il portavoce del governo della regione, Rohit Kansal, ha detto che le autorità hanno alleggerito le restrizioni al movimento, mentre continua il blocco totale delle comunicazioni mobili e per tutti gli utenti privati di internet. Oltre un centinaio tra accademici locali e attivisti restano sotto sorveglianza. Gran parte di questi ultimi, riporta il quotidiano Hindustan Times, sarebbe trattenuta nel Sher-e-Kashmir International Convention Center a Srinagar, un centro per congressi trasformato in un centro di detenzione.
Gli arsenali in mano a India e Pakistan
Secondo i dati del Sipri, il Pakistan possiede tra le 150 e le 160 testate nucleari. L’India ne ha un po’ meno, tra le 130 e le 140, ma può comunque contare sugli Agni III (missili a maggiore gittata) che possono colpire fino a tremila chilometri di distanza, contro i 2000 della gittata massima dei missili pakistani. Inoltre, a differenza del Pakistan, l’India possiede dallo scorso anno sottomarini nucleari, gli Ins Arihant, e missili da crociera in grado di colpire da terra, da aria e da mare, i BrahMos, sviluppati con la collaborazione dei russi. Se Islamabad ha più testate, Nuova Delhi ha quindi un arsenale più tecnologicamente avanzato ma l’esito finale sarebbe lo stesso, il disastro nucleare globale.
Fonte: Antimafia 2000
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