Leonardo, Fincantieri alla finestra su Oto Melara. Gli interessi tedeschi

Leonardo, Fincantieri alla finestra su Oto Melara. Gli interessi tedeschi

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Tempo di lettura: 3 min

di Andrea Deugeni

Rumors: la trattativa fra i due gruppi per la cessione della business unit Sistemi di Difesa si arena per l’interesse delle tedesche Rheinmetall e Kmw

La trattativa Leonardo Fincantieri per la vendita della ex Oto Melara

Fincantieri finisce alla finestra sull’ex Oto Melara, azienda attiva nella difesa che produce cannoni per le fregate e i guardacoste e componentistica per i carri armati confluita (con i suoi due stabilimenti a La Spezia e a Brescia) nel 2016 nella business unit Sistemi di Difesa di Leonardo e per cui il Ceo Alessandro Profumo ha aperto una trattativa con l’altra grande azienda controllata dallo Stato, in parte attiva anche nel business militare: il gruppo delle navi guidato da Giuseppe Bono.

Il negoziato è in corso da quest’estate e, secondo indiscrezioni, ha rallentato per diverse valutazioni sul prezzo di cessione di circa 300 milioni fra quanto il numero uno di Fincantieri Giuseppe Bono è disposto a mettere sul tavolo e quantoinvece richiesto da Profumo per il deal. “Non commento trattative di mercato”, aveva risposto ad  Affaritaliani.it il capo di Leonardo interpellato a settembre sul tema al Forum Ambrosetti di Cernobbio.

I contatti fra Leonardo e i due gruppi tedeschi Rheinmetall e  Kmw

A quanto risulta, la contrattazione si sarebbe ulteriormente arenata, con Fincantieri costretta a restare alla finestra dopo che, rivelano alcune fonti industriali vicine al dossier, Profumo avrebbe avviato contatti anche con altri gruppi europei della difesa, in particolare le tedesche Rheinmetall (la maggiore industria teutonica nel campo degli armamenti) e Kmw. Entrambe le società sono interessate ad acquisire un asset con ampio portafoglio ordini, in un business finanziato anche dai governi nazionali (l’ex Oto Melara ha vinto negli ultimi mesi importanti gare d’appalto per la fornitura di cannoni navali a molte marine, tra cui quella canadese e quella spagnola e la fornitura all’esercito dei nuovi tank Centauro) e che che giocoforza spinge in alto il prezzo di vendita.

Secondo alcuni osservatori, la vendita di alcuni dei pezzi pregiati della business unit Sistemi di Difesa potrebbe rientrare in una sorta di baratto tra Italia e Germania tra l’elettronica per la difesa, Hesoldt, e i sistemi di difesa. Leonardo infatti si è impegnata a comprare una partecipazione del 25,1% nel gruppo teutonico attivo nella produzione di radar e strumentazione elettronica di difesa (Hensoldt) entro la fine dell’anno, un’operazione che potrebbe valere attorno ai 600 milioni di euro e per il cui via libera da Berlino il colosso tricolore di piazza Montegrappa potrebbe proporre come merce di scambio (gli analisti di Banca Akros la valutano in un range fra i 400 e i 440 milioni) proprio la ex Oto Melara.

La cessione, però, andrebbe ulteriormente a potenziare i concorrenti tedeschi già leader mondiali dentro il consorzio comunitario per la costruzione del nuovo carro armato europeo del futuro.

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L’allarme dei sindacati e l’incontro del 16 novembre con Profumo

Le trattative hanno messo in allarme i sindacati preoccupati per il futuro dei quasi 1.800 dipendenti, fra gli stabilimenti di Pozzuoli, Brescia, Livorno e La Spezia (il sito più grande con 900 tute blu), di tutta la business unit Sistemi di Difesa che dà lavoro a un indotto che impiega in tutto altre 3.600 maestranze. Oltre 5 mila occupati in tutto, per cui le sigle hanno fatto partire le assemblee nelle quattro fabbriche con due ore di sciopero già proclamate a Brescia (100 dipendenti che producono di armamenti navali di calibro più basso) e chiederanno certezze a Profumo stesso il 16 novembre, in una riunione aziendale dell’Osservatorio Strategico, un organismo interno di relazioni sindacali.

“Assistere senza un confronto tra le parti sociali, a possibili scelte strategiche per il futuro dell’industria della difesa nel nostro Paese, appare ancora una volta una scelta del Governo non smentita da Leonardo. Per queste ragioni nelle prossime ore si terranno assemblee nei siti produttivi interessati, al termine delle quale non si escludono iniziative di mobilitazione di fronte al silenzio istituzionale e delle imprese“, hanno tuonato in una nota congiunta martedì Francesca Re David, segretaria generale della Fiom e Claudio Gonzato, coordinatore nazionale gruppo Leonardo sempre per il sindacato delle tute blu di Corso d’Italia.

Il rischio spezzatino della ex Oto Melara

Il timore di Fiom, Fim e Uilm, che chiamano in causa anche il governo nella sua veste di doppio azionista di controllo tramite il Ministero dell’Economia (di Leonardo) e Cdp (di Fincantieri), è anche quello che l’operazione di vendita per far cassa e permettere al gruppo guidato da Profumo di focalizzarsi su altri business e di concentrare gli investimenti nell’elettronica, si possa risolvere con uno spezzatino finale della ex Oto Melara, con i cannoni per le navi militari che finirebbero nell’orbita del colosso della cantieristica con sede a Trieste e la componentistica per i carri armati invece monetizzata oltre confine.

Tratto da: Affaritaliani

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