L’Istat lo conferma. E’ la Cina che sta tenendo in vita l’Italia!

L’Istat lo conferma. E’ la Cina che sta tenendo in vita l’Italia!

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di Pasquale Cicalese

Ore 10:00, sul sito dell’Istat compare la pubblicazione del dato del commercio estero a settembre. Se agosto era un mese particolare, di solito ci sono forti oscillazioni temporanee, a settembre il dato è certo. Ebbene, mese su mese vi è una forte crescita dell’export, 8.2%, nel trimestre luglio settembre del 34%.

Ma il dato significativo è che per la prima volta da febbraio la crescita anno su anno è positiva, del 3%, segno che il capitale industriale italiano, a differenza del capitale commerciale e delle piccole e micro aziende dei servizi, gode di ottima salute e si sta riprendendo il posto lasciato libero ai servizi a seguito dell’autunno caldo del 1969 e della crisi petrolifera del 1973. Gli industriali italiani stanno facendo affari d’oro ed è per questo che alcune categorie, tipo Federalimentare e Federlegno, vanno contro i dettami di Bonomi e firmano contratti.

Voci dissonanti da Bonomi si avvertono presso diversi industriali, pieni di commesse e ordinativi per lo stesso anno 2021 e non vogliono impicci e scioperi o tensioni nelle fabbriche. L’agroalimentare nel corso dell’anno è cresciuto del 3% complessivo mentre il settore pasta addirittura del 30% come export.

Ma se vediamo i dati di settembre notiamo il ritorno degli Usa (+11%), l’America Latina (+16%), ma il dato straordinario è quello verso la Cina, +33% annuo. A maggio ci avevano avvertito che i commissari politici presso le aziende cinesi consigliavano di importare merci italiane per sostenere la sua economia. Già a luglio il dato fu clamoroso, +24%, ora settembre. La via della seta è una realtà industriale, economica, finanziaria, ma non politica per pressioni euroatlantiche. Ma la Cina va avanti, onora il Memorandum e non se ne importa dei media, dei politici e dell’intellighenzia italiana. Ma noi, che cerchiamo di vedere l’altra faccia della Luna, scolpiamoli questi dati a futura memoria. Grazie Cina!

Tratto da: L’antidiplomatico

Economia Italia