Di Mauro Pili
Pronto il decreto del Governo: pale eoliche ovunque, stop alla valutazione di impatto ambientale
Alla Sardegna una selva di pale eoliche, distese infinite di pannelli fotovoltaici nei campi agricoli, bettoline e carri bombolai. Terra di confine, alla periferia del terzo mondo, dove l’energia del sole e del vento la si deve catturare per “regalarla” al Continente, senza alcun beneficio per l’Isola, se non la devastazione ambientale e paesaggistica. Il costo energetico non solo resterà carissimo, il più oneroso in assoluto, ma sarà destinato a crescere, ulteriormente, rispetto a qualsiasi altra regione italiana ed europea. D’ora in poi, però, anche quella minima autonomia produttiva energetica verrà cancellata e il sistema industriale sardo, quel che resta, sarà di fatto attaccato ad una “batteria” ciclopica. Per il resto ai sardi non resterà che un mega guinzaglio elettrico, un cavo tra Sardegna e Sicilia, progettato da Terna, che costringerà l’Isola a produrre una quantità di energia rinnovabile superiore almeno 5 volte alle proprie esigenze per esportarla nel Continente.
Il blitz elettrico
Il blitz energetico non è più solo un’ipotesi o una previsione. Da qualche ora quanto avevamo documentato nelle nostre inchieste sull’energia sta prendendo forma con un’irruenza che richiama termini forti, capaci di stravolgere i principi costituzionali, dalla leale collaborazione al rispetto delle prerogative delle Regioni a Statuto Speciale. Il testo è blindato nelle segrete stanze di Palazzo Chigi. I timbri di Stato non sono stati ancora apposti. Per il colpo finale Mario Draghi, probabilmente, attenderà il fine settimana. Di certo quei due articoli e undici commi sulla scrivania del Presidente del Consiglio dei Ministri sono molto più di un decreto. In un colpo solo impongono alla Sardegna scelte senza precedenti, quasi un’occupazione militare, decise con atti che escludono totalmente la Regione Sarda dalle decisioni e, soprattutto, cancellano con un colpo di spugna la competenza costituzionale e statutaria dell’amministrazione regionale su un tema decisivo per lo sviluppo come l’energia.
Colonia energetica
Un’operazione tutta decisa nei cunicoli dei poteri forti che hanno, senza mezzi termini, deciso di utilizzare la Sardegna come una vera e propria “colonia energetica” per sfruttare vento e sole, deturpando paesaggio e ambiente, per poi trasportarla in Sicilia e Campania. In pratica l’Isola, secondo il decreto predisposto dal Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, e alla firma del Presidente del Consiglio, dovrà essere cosparsa di migliaia di ettari di pannelli fotovoltaici e di centinaia e centinaia di pale eoliche di ogni dimensione. Nei mesi scorsi avevamo pubblicato il contenuto di un emendamento, poi approvato, con il quale il Parlamento stava dando mandato al Governo per mettere a segno un vero e proprio “golpe” energetico ai danni della Sardegna.
Decreto d’imperio
Dopo sei mesi ecco che quella disposizione normativa, come avevamo anticipato, si traduce in un decreto in cui le previsioni diventano atti d’imperio con tanto di sigillo legislativo, vista la forma adottata per imporre le scelte energetiche all’Isola. Il primo rilevante vulnus contenuto nel testo-bozza, di cui pubblichiamo uno stralcio nella foto centrale con il Ministro Roberto Cingolani e il Premier Mario Draghi, è tutto costituzionale. La Regione Sardegna, non una Regione come le altre, ma connotata da una specialità autonomistica di rango costituzionale, con una valenza gerarchica superiore a qualsiasi norma ordinaria, viene di fatto ignorata, cancellata, surclassata da scelte che hanno la forma e la sostanza di un vero e proprio commissariamento. Non si spiega diversamente che nel testo predisposto dal Ministro della Transizione Cingolani e avallato da quello dello Sviluppo Economico Giorgetti e delle Infrastrutture Giovannini, viene esclusa qualsiasi formula di coinvolgimento della Regione. Viene negata “l’intesa” ed è stata persino esclusa la formula della “sentita”. Il Presidente del Consiglio dei Ministri decide, punto e basta. Un atto di imperio di Stato che nulla ha a che vedere con l’efficienza, visto che vengono negate precise prerogative costituzionali della Regione.
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Commissariamento
Le norme che Draghi si accinge a varare prevedono un vero e proprio commissariamento di tutte le procedure in chiave di autorizzazioni, sia paesaggistiche che ambientali, con la cancellazione di organismi che sino ad oggi avevano, almeno in parte, attenuato l’ingordigia degli speculatori del vento e del sole. Un atteggiamento che stride non poco con l’atteggiamento dello stesso Governo che impugna le leggi della Regione sul piano casa perché, per esempio, hanno autonomamente disciplinato dove far parcheggiare i camper. Un governo a doppia trazione, da una parte vieta alla Regione di decidere come dislocare una tenda da campeggio o un albergo nel proprio territorio e dall’altra decide, con un decreto, di scaraventare sull’Isola centinaia di pale eoliche ciclopiche pronte a devastare ogni crinale dello skyline della terra di Sardegna. A Roma, ieri, alla Corte Costituzionale, l’avvocato dello Stato ha chiesto di bocciare la legge sulla proroga del “Piano casa” perché la Regione non ha voluto copianificare con lo Stato. Oggi, con il decreto alla firma di Draghi, non solo non c’è la copianificazione, ma si registra un’imposizione che cancella per sempre le prerogative costituzionali dello Statuto sardo creando un vulnus senza precedenti.
Statuto sfregiato
Se il governo con un semplice decreto può commissariare la Regione su una delle materie esclusive o concorrenti significa che la fine dello Statuto sardo è ormai segnata. E che il contenuto del decreto sia spregiudicato lo si evince dal secondo comma dell’art. 1. In pratica si cancella nientemeno che la Commissione di Valutazione di Impatto ambientale di cui la stessa Regione Sardegna faceva parte. Il testo è chiaro: Le procedure di valutazione di impatto ambientale dei progetti e delle infrastrutture di cui al presente decreto sono svolte dalla Commissione Tecnica Pnrr – Pniec. Dunque un nuovo organismo con poteri “militari” per approvare di tutto e di più, ovviamente senza tener conto dei pareri tanto della Regione quanto dei Comuni, figuriamoci dei cittadini.
Esproprio cruento
Il passaggio più “cruento” del decreto è il successivo comma: tutti gli interventi previsti dal decreto, dalle pale eoliche ai pannelli solari, rivestono carattere di pubblica utilità. Non ci sarà, in pratica, nessun contadino, come era accaduto nel passato, che si potrà opporre all’occupazione delle proprie terre attraverso “esproprio” per una fantomatica “pubblica utilità”. Saranno occupate da pale eoliche e da distese di silicio, volenti o nolenti. Il decreto è scritto ben sapendo la missione da compiere in terra sarda. Lo scrivono all’articolo due. Al primo comma prevedono di realizzare “mille megawatt di nuove risorse di accumulo”, che tradotto significa l’installazione di “improbabili” batterie per alimentare la Sardegna.
Colpaccio di Stato
Il colpaccio di Stato più cospicuo è scritto senza mezze misure alla lettera b) del primo comma: realizzazione di impianti per 2.600 megawatt di eolico a mare e a terra e 2.200 di pannelli fotovoltaici. In pratica il decreto Draghi prevede una vera e propria occupazione eolica e solare della Sardegna con quantitativi spropositati che, infatti, sono tutti destinati ad approvvigionare l’Italia attraverso il cavo-guinzaglio di Terna con la Sicilia e la Campania.
Cavo-guinzaglio
Cavo miliardario, non si ha ancora contezza se il costo supererà la cifra fantasmagorica dei 4 miliardi, che è previsto nel comma successivo. Anche in quel caso nessuna discussione. Si deve fare, punto e basta. La Sardegna dovrà cedere la sua energia rinnovabile al Continente e per il suo approvvigionamento, ovviamente senza alcuna ambizione di sviluppo e crescita, dovrà attingere a quella che “gentilmente”, forse, le arriverà dal cavo, avendo perso ogni autonomia nella generazione di energia. Inutile sperare in un ripensamento su una fase transitoria con l’approvvigionamento di metano e la riconversione a gas delle centrali di Porto Torres e Portovesme.
Bettoline & carri
Basta leggere i termini con cui si parla del gas, con riferimento esplicito a valutazioni di “costi-benefici”, come per dire, siete pochi e lontani non conviene portare il metano in Sardegna. Se proprio lo volete, è scritto nel decreto, ci penseranno “le bettoline”, comma 4 lettera a) dell’art.2, e poi il resto affidato ai carribombolai in giro per le “efficienti” e sicure strade sarde. L’invenzione più fantasiosa, prevista nel decreto, è quella di un “collegamento virtuale”: si rafforzerà il terminale di Panigaglia, in Toscana, per caricare le “bettoline” destinate ad alcuni approdi sardi. In pratica le bettoline scaricheranno a Porto Torres, Portovesme, Oristano e Cagliari. Potranno, forse, servire qualche bacino d’utenza, con costi sempre da stabilire. Il resto dell’Isola, c’è scritto nel testo, si deve arrangiare. Ultima annotazione: in tutto il decreto non è mai citato l’idrogeno. Del resto il sole e il vento di Sardegna serviranno altrove per produrre l’energia del futuro. Nell’Isola dei Nuraghi solo bettoline, carri bombolai, cavi-guinzaglio, distese di silicio e foreste ciclopiche di pale eoliche. Il decreto lo si può impugnare. Il rischio, però, è che prevalga la logica del silenzio, per non disturbare i poteri forti.
Tratto da: UnioneSarda.it
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