La guerra mondiale del gas: il bello deve ancora arrivare!

La guerra mondiale del gas: il bello deve ancora arrivare!

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Tempo di lettura: 3 min

Dmitry Orlov
Fonti: cluborlov.wordpress.com, comedonchisciotte.org

Il prezzo spot del gas naturale in Europa ha appena superato il livello, psicologicamente importante, dei 1000 dollari per mille metri cubi, o un dollaro al metro cubo. Questo ha già avuto alcuni risultati significativi in tutta Europa. Nel Regno Unito, gli impianti che producono fertilizzanti non possono funzionare a questi prezzi e hanno chiuso. Questo causerà, a tempo debito, un’inflazione nei costi dei prodotti alimentari, ma l’effetto immediato sarà quello di privare i consumatori di carne confezionata e birra a causa della carenza di ghiaccio secco, un sottoprodotto della produzione dei fertilizzanti. Nel frattempo, dall’altra parte di ciò che resta dell’Unione Europea, negli Stati Baltici i prezzi dell’energia elettrica sono ora 10 volte più alti che in Russia, appena oltre il confine. Naturalmente, [i Baltici] sarebbero i benvenuti se volessero comprare elettricità economica e abbondante dalla Russia, ma questa dovrebbe passare attraverso la Bielorussia e la Lituania e i Lituani hanno strategicamente distrutto le relazioni con la Bielorussia ospitando la latitante Tikhanovskaya, la “massaia,” una sorta di Juan Guaidó bielorusso.

Dall’altra parte della Bielorussia si trova l’Ucraina, dove le cose sono ancora più divertenti. Già nella primavera del 2019, l’Ucraina aveva rifiutato la generosa offerta della Russia di acquistare gas a 240-260 dollari per mille metri cubi (un quarto dell’attuale prezzo spot) e aveva invece optato per comprarlo sul mercato spot. Il risultato è che l’Ucraina ha bisogno di 13 miliardi di metri cubi di gas in stoccaggio per superare la stagione del riscaldamento, ma, attualmente, ne ha meno di 5. Ma può sempre comprare quello di cui ha bisogno sul mercato spot, giusto? Sbagliato! L’Ucraina è al verde e con un budget uguale a zero per questa operazione. Fortunatamente può ancora comprare elettricità a buon mercato dalla Russia, almeno fino a quando i nazionalisti ucraini non decideranno di far saltare le linee di trasmissione verso la Russia, come avevano fatto con quelle verso la Crimea russa un po’ di tempo fa, provocando carenze di energia nella penisola e costringendo i Russi a costruire un ponte energetico dalla terraferma, un processo che ha richiesto quasi un anno.

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Ma, a differenza dell’Ucraina, che è al verde, i paesi dell’UE non devono congelare perché possono semplicemente comprare il gas di cui hanno bisogno sul mercato spot, sotto forma di gas naturale liquefatto, giusto? Sbagliato! Il mercato del GNL è globale e i concorrenti europei dell’Asia orientale – Cina, Corea del Sud e Giappone – possono sempre fare offerte più alte per le forniture disponibili. Questi tre Paesi hanno un deficit strutturale con gli Stati Uniti ormai da decenni e hanno accumulato un’immensa quantità di debito federale statunitense. Con gli Stati Uniti ormai vicini alla bancarotta nazionale e/o a scatenare l’iperinflazione del dollaro permettendo al proprio debito nazionale di superare la soglia dei 30 trilioni di dollari, sono ansiosi di scaricare quanto più possibile di questo gruzzolo, scambiandolo con materie prime necessarie, come il gas naturale. A loro non importa molto quanto costerà il gas, perché il prezzo finale del debito USA sarà zero e qualcosa è sempre meglio di niente. Così, c’è una buona probabilità che l’UE, quest’inverno, batta i denti al buio, in solidarietà con l’Ucraina.

Ma le cose vanno molto meglio negli Stati Uniti che, dopo tutto, sono un fiero esportatore di gas naturale grazie a ciò che resta della loro industria del fracking. Sbagliato di nuovo! L’Industrial Energy Consumers of America (IECA), un gruppo lobbisticdo dell’industria chimica e alimentare, ha appena chiesto al Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti di porre dei limiti alle esportazioni di GNL. Altrimenti, dicono, i prezzi molto alti del gas naturale [sul mercato interno] renderebbero numerose imprese americane non competitive e le costringerebbero a chiudere. I prezzi sono già saliti del 41% nell’ultimo anno. Ma questo non è stato sufficiente per stimolare la produzione: l’estrazione di gas naturale negli Stati Uniti sta scendendo insieme al numero di piattaforme di perforazione e la quantità di gas in deposito è attualmente del 7,4% al di sotto della media degli ultimi cinque anni. Il tentativo di porre dei limiti alle esportazioni di GNL provocherà gli alti lai dei lobbisti dell’industria energetica, che hanno molta influenza a Capitol Hill, e risulterà in lunghe battaglie politiche in un Congresso USA già fortemente diviso e conflittuale.

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Nel frattempo, nell’UE, c’è qualcosa che può essere fatto immediatamente per evitare questa crisi: attivare l’appena completato NordStream2, mettendo da parte i protocolli burocratici europei che allungheranno il processo di certificazione e gettando alle ortiche la restrizione, veramente demenziale, che sia usato solo al 50% della capacità. La russa Gazprom sarebbe perfettamente disposta a firmare un accordo di fornitura a lungo termine ad un prezzo ragionevole, proprio come ha fatto con l’Ungheria solo pochi giorni fa. Ma, per ora, un tale cambiamento sembra improbabile. Da un lato i fondamentalisti del libero mercato sono ancora pieni di fede cieca che il libero mercato, in qualche modo, impedirà alla loro gente di congelare; dall’altro, gli ambientalisti sembrano credere che il congelamento sarebbe un atto virtuoso che aiuterebbe a salvare il pianeta dal surriscaldamento. La prossima primavera, lo scioglimento della neve potrebbe rivelare un paesaggio politico disseminato di cadaveri congelati di ambientalisti e fanatici del libero mercato. Naturalmente, dovremmo tutti augurare loro buona fortuna, che lo meritino o no.

Dmitry Orlov

Fonte: cluborlov.wordpress.com

 

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