“Il Covid resiste fino a 28 giorni sulle superfici”. La verità sullo studio choc

“Il Covid resiste fino a 28 giorni sulle superfici”. La verità sullo studio choc

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Tempo di lettura: 3 min

Il virus Sars-Cov-2 può sopravvivere fino a 28 giorni su alcuni tipi di superfici e materiali come le banconote, gli schermi dei telefoni cellulari e l’acciaio inossidabile. La scoperta (apparentemente allarmante) è stata fatta dalla Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (Csiro), l’agenzia governativa australiana responsabile della ricerca scientifica, che ha condotto una serie di esperimenti al buio (i raggi ultravioletti uccidono il virus rapidamente) e ad una temperatura di 20 gradi celsius. Secondo il Dottor Larry Marshall, a capo del Csiro, “è importante riuscire a scoprire, con precisione, quanto il virus riesca a sopravvivere sulle superfici per predirne e mitigarne la diffusione”. Non tutti sono della stessa idea. Il professor Ron Eccles, ex direttore del Common Cold Centre, ha affermato che lo studio creerà “un timore eccessivo nella popolazione” chiarendo come “nell’esperimento non sia stato usato muco umano fresco (il vettore più efficace) come veicolo di diffusione del virus”. Le conclusioni della ricerca sarebbero, per il professor Eccles, non realistiche ed esagerate dato che “i virus possono sopravvivere per ore (e non per giorni) all’interno del muco umano sulle superfici”.

Affermazioni controverse

I ricercatori del Csiro ritengono che la capacità del Sars-Cov-2 di resistere a basse temperature sull’acciaio potrebbe riuscire a spiegare una serie di focolai scoppiati all’interno di mattatoi e ghiacciaie. Migliaia di persone si sono infettate, in tutto il mondo, dopo essere state impiegate presso abbattitori ed impianti di lavorazione della carne. Gli autori dello studio hanno inoltre ipotizzato che il virus possa sopravvivere sul cibo fresco e su quello congelato. Un’evidenza, quest’ultima, in contrasto con quanto dichiarato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in materia. L’ente sanitario ha infatti chiarito come “non ci siano casi confermati di trasmissione del Covid-19 attraverso il cibo o lo scatolame”. Un rapporto della International commission on microbiological specifications for foods (Icms), un ente che da decenni conduce test di sicurezza alimentare, ha confermato la tesi dell’Oms (assenza di prove in materia) ed anche secondo la Food and Drug Administration americana, l’agenzia federale che si occupa della regolamentazione di farmaci, terapie sperimentali ed alimenti, non ci sono rischi di contrarre il Covid-19 da cibo ed imballaggi.

Le altre scoperte in materia

Nel marzo del 2020 una ricerca pubblicato sul New England Journal of Medicine aveva analizzato la capacità di sopravvivenza del Sars-CoV-2 in aerosol e sulle superfici. Il virus era risultato più stabile su superfici quali plastica e acciaio inossidabile, rimanendo vitale fino a 72 ore dopo l’applicazione, pur con una notevole riduzione della sua carica. Sul rame, invece, la sopravvivenza non era andata oltre le quattro ore mentre sul cartone questo intervallo si era prolungato fino a toccare le 24 ore. Gli studi in materia ricordano come uno degli strumenti più importanti per prevenire la diffusione del Sars-CoV-2 sia il frequente (non ossessivo) lavaggio delle mani e possibilmente anche di alcuni oggetti di uso quotidiano. Un’altra ricerca pubblicata successivamente su Physic of fluids ha invece dimostrato come una temperatura più elevata faccia asciugare più rapidamente la gocciolina di saliva che trasporta il virus riducendone la capacità di sopravvivenza. Secondo questa indagine una maggiore umidità aiuterebbe il virus a resistere maggiormente sugli oggetti. Più in generale bisogna comunque ricordare come il contagio da superfici non sia tra le principali vie di trasmissione del virus, che la probabilità di contrarlo da un oggetto sia bassa e che occorra mettersi in bocca o portare sul viso mani contaminate affinché questo avvenga. Il rischio di fondo è che alcune persone, messe psicologicamente alla prova dalla pandemia o sofferenti a causa di patologie psichiatriche, possano sviluppare fobie o timori ossessivi (ed eccessivi) in materia di Covid-19. Fobie che potrebbero rivelarsi più persistenti e dalle conseguenze più gravi dello stesso Covid-19 e che potrebbero provocare problemi psicologici anche negli anni a venire.

Tratto da: InsideOver

Fonte foto: BresciaToday

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