L’egemonia totale della ‘Ndrangheta nel traffico di cocaina

L’egemonia totale della ‘Ndrangheta nel traffico di cocaina

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Il 73,05% della cocaina sequestrata proviene dal porto di Gioia Tauro

Il porto di Gioia Tauro ancora una volta viene confermato come il principale scalo per il traffico di cocaina nel corso del 2020 la quale viene trasportata in prevalenza servendosi di navi portacontainer che, passando dal porto calabrese, fanno tappa anche negli scali dell’area balcanica tra cui quelli del Mar Egeo (Turchia, Grecia) e del Mar Nero (Bulgaria, Romania) dove la ‘Ndrangheta può contare sull’appoggio di numerosi contatti.
Il dato è stato confermato dal nuovo dossier pubblicato nei giorni scorsi dalla Direzione Centrale dei Servizi Antidroga nel quale è stato illustrato un quadro riassuntivo delle attività eseguite contro il traffico di stupefacenti nel nostro Paese il quale attesta che sul totale della cocaina sequestrata a livello nazionale il 73,05% proviene da Gioia Tauro. Nel documento inoltre viene evidenziato che i sequestri sono aumentati rispetto al 2019 del 163,18% passando da 3.164,52% (del 2019) a 8.324,44 (2020).
Questi dati confermano la costante crescita dell’egemonia della ‘Ndrangheta nel narcotraffico internazionale foraggiata anche dalla presenza di numerosi broker a loro fedeli stanziati nei rispettivi Paesi di produzione della cocaina tra cui Colombia, Perù e Bolivia in sinergia anche con altri sodalizi criminali come Cosa Nostra, Camorra, Sacra Corona Unita, mafie pugliesi e altre consorterie criminali straniere.
Inoltre gli investigatori hanno constatato che a fronte di numerose esigenze di carattere economico (come ad esempio il mantenimento dei sodali in carcere e delle rispettive famiglie) le altre mafie hanno cercato di trovare dei canali di interlocuzione privilegiata con la ‘Ndrangheta al fine di ritagliarsi una fetta nel traffico internazionale della droga.
Anche la qualità della cocaina è continuata a crescere in proporzione con le metodologie sempre più tecnologiche dei narcotrafficanti i quali ormai sfruttano l’informatica (come le criptovalute, il darknet e i sistemi crittografati della messaggistica istantanea) per portare avanti le rispettive comunicazioni e le transizioni di denaro.

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Leggendo il rapporto emerge che nel 2020 sono state effettuate 7.766 operazioni antidroga (- 9.02% rispetto al 2019) ma con un significativo aumento della cocaina sequestrata equivalente a 13.432 kg – corrispondenti al 45% del totale nazionale – contro i 8.227 kg del 2019 attestando una crescita dei sequestri del 62.2%.
Ma le confische più consistenti sono state fatte appunto al porto di Gioia Tauro per un totale di 6.084 kg di cui, 719.93 kg nel mese di gennaio, 1.128.40 kg a febbraio, 719,93 kg a novembre e 932.22 kg a dicembre.
Negli altri porti come ad esempio in quello di Livorno si sono registrati 3.330 kg di cocaina sequestrata nel mese di febbraio per un totale di 3.370,79 kg nell’interno anno, oppure come nel porto di La Spezia i cui sequestri ammontano a 333.95 kg.
Nel rapporto viene evidenziato nello specifico che il 53,69% di tutta la cocaina sequestrata a livello nazionale proviene da Regione Calabria; l’1,06% dell’eroina, lo 0.31% dell’hashish, il 5,44% della marijuana e l’11,65% delle piante di cannabis. E poi ancora l’andamento dei sequestri effettuati nella regione nell’ultimo decennio ha evidenziato il picco massimo proprio nel 2020 con 7.211,41 kg e nell’area metropolitana i quantitativi di sostanze sequestrate sono aumentati del 189,35% passando da 2.561,339 kg nel 2019 a 7.411,38 kg nel 2020.
Inoltre a Reggio Calabria è stato registrato l’88,99% delle sostanze sequestrate a livello regionale con il 7,80% a Vibo Valentia, l’1,22% a Cosenza, l’1,19% a Crotone e lo 0,80% a Catanzaro.
Infine al livello Europeo si segnala anche la crescente importanza della penisola balcanica e dei Paesi dell’Europa Sud-orientale divenuti negli ultimi anni centri scarico per la cocaina destinata poi ad alimentare il mercato continentale. Nello specifico in queste aree i traffici vengono gestiti da consorterie criminali albanesi o serbo-montenegrine e bulgare le quali possono vantare di avere una salda intesa con i narcos sudamericani.

Tratto da: Antimafiaduemila

Giustizia Italia