Autostrade: Atlantia vuole più soldi, ma resta uno spiraglio

Autostrade: Atlantia vuole più soldi, ma resta uno spiraglio

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Atlantia, la holding controllata in parte dai Benetton che controlla a sua volta la concessionaria Autostrade per l’Italia (Aspi), non cede.
E’ notizia dei giorni scorsi l’ennesima bocciatura della proposta avanzata dalla Cassa depositi e prestiti in cordata con i due fondi esteri Balckstone e Macquarie. Il motivo? Un’offerta troppo bassa ed al contempo ha dovuto rinviare il suo progetto di procedere da sola e vendere Aspi al miglior offerente o quotandola sul mercato.
La trattativa con il governo è un fatto noto, si è arenata ed in assenza di esso Atlantia venerdì, all’assemblea dei soci avrebbe dovuto votare sul piano. Ieri però il cda ha deciso che non ci sono le condizioni e ha riconvocato una nuova assemblea per il 15 gennaio prossimo.
Il rinvio, come spiegato in una nota del Cda, è lo stallo sul nuovo Piano economico finanziario (tariffe, pedaggi etc.) presentato da Autostrade che però, dopo l’avallo del ministero delle Infrastrutture, è stato bocciato in più punti dall’Autorità dei Trasporti (Arti) perché troppo generoso per la concessionaria. Il Mit è stato quindi costretto a chiedere ad Autostrade di correggerlo alla luce dei rilievi dell’Art. E senza il Pef, dice il Consiglio di amministrazione di Atlantia, non si può procedere alla vendita.
Va anche aggiunta l’impossibilità a procedere in autonomia che avrebbe portato alla rottura degli accordi raggiunti lo scorso luglio col governo, in cui si prevede l’uscita di Atlantia (e quindi dei Benetton) da Autostrade e la cessione del controllo a Cdp.

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Dopo uno stallo durato mesi e una serie di ultimatum, l’ultima offerta della Cassa e dei fondi era stata rispedita al mittente perché troppo bassa e con pochi impegni.
Martedì scorso c’è stata una nuova offerta con la richiesta di 10 settimane per analizzare i conti, ma senza rialzare il prezzo di Autostrade, valutata tra gli 8,5 e i 9,5 miliardi, al lordo dei contenziosi legali.
“Le condizioni economiche sono ancora non conformi e non idonee ad assicurare una adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione” dice il Cda che con i suoi soci è pronto a dare battaglia. Lo dimostra la frase della nota in cui si definisce l’eventuale revoca della concessione “una procedura illegale” appellandosi alla Commissione europea affinché intervenga.
Uno spiraglio comunque resta aperto con Atlantia che ha dato a Cdp e compagnia tempo fino al 30 novembre per presentare “una nuova offerta vincolante e satisfattiva”. Tra i tanti problemi la valutazione che i due fondi, Blackstone e Macquarie, danno un valore ad Aspi meno alto. La palla ripassa al governo e la Cassa depositi e quindi dal governo.

Tratto da: Antimafiaduemila

Italia